Nonostante le promesse e gli annunci più volte ripetuti da Lega e M5S, a tutt’oggi non è ancora chiaro se il Governo abbia un piano per il rientro a casa delle migliaia di docenti che sono stati assunti nelle scuole del nord con le assunzioni previste dalla legge 107.
I 2mila posti di tempo pieno previsti dalla legge di bilancio, sempre ammesso che vadano a finire tutti nelle regioni del sud, non basteranno certamente a risolvere il problema che, peraltro, non riguarda solo la scuola primaria ma anche gli ordini di scuola.
Lo stesso contratto integrativo sulla mobilità, che pure incrementa la quota dei posti disponibili per la mobilità interprovinciale, potrà servire a far rientrare a casa un numero molto ridotto di insegnanti, in quanto il problema di fondo resta quello degli organici, sia di diritto che di fatto.
D’altronde basta scorrere qualche post nei social per capire che la questione non è affatto facile da risolvere.
I vari gruppi e comitati di docenti precari, per esempio, protestano proprio contro l’aumento della percentuale dei posti riservati alla mobilità e sostengono, comprensibilmente dal loro punta di vista, che bisogna pensare anche a chi il lavoro non ce l’ha; molti, poi, polemizzano con chi aveva a suo tempo deciso di accettare la nomina in ruolo prevista dal piano straordinario della legge 107: “Sapevano benissimo a cosa andavano incontro, in tanti hanno rinunciato preferendo lavorare da precari al sud”.
“Il problema dei docenti che dal nord desiderano tornare a lavorare al sud – sostiene l’onorevole Lucia Azzolina (M5S) da noi contattata – è di vecchia data e si è acuito a seguito delle immissioni in ruolo realizzate grazie alla legge 107/2015”.
“Oggi – aggiunge Azzolina – devono essere tutelati, secondo le normali regole della mobilità, sia i docenti assunti a tempo indeterminato che provano a tornare a casa, sia i docenti precari che legittimamente hanno il diritto di essere assunti secondo graduatorie concorsuali o ad esaurimento. A mio modesto avviso, il problema vero della scuola è legato al mutamento pazzo e repentino delle norme”.
“I docenti – spiega la deputata pentastellata – hanno fatto delle scelte di vita in passato ancorate a norme specifiche, norme poi che negli anni successivi sono cambiate vanificando le scelte effettuate. Molti docenti, per esempio, rinunciarono al ruolo della Buona Scuola perché avrebbero dovuto restare fuori sede minimo 3 anni. E invece l’anno dopo tutti poterono fare domanda di mobilità straordinaria. Un altro esempio: i vincitori di concorso delle regioni del Sud non possono essere assunti perché i posti vengono erosi tutti gli anni dalla mobilità”.
“Nei prossimi anni – propone Lucia Azzolina – le disponibilità dei posti destinati alle procedure concorsuali dovranno essere divincolati dalla mobilità. Tramite il tempo pieno e la mia proposta di legge sulle classi pollaio che sarà discussa a partire da questo mese, proveremo a garantire una migliore qualità della didattica coniugata ad un numero maggiore di cattedre che potranno essere usate per la mobilità dei docenti di ruolo e l’assunzione dei precari”.
Resta il fatto che un progetto del genere non potrà certamente dare risultati per il prossimo anno scolastico. Chi ambisce al rientro, per ora, può tentare solo con la mobilità.
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