“L’anno prossimo, quindi da gennaio, ci mettiamo al lavoro sul superamento della cosiddetta legge sulla ‘Buona scuola’ e ridiamo soprattutto dignità a tanti insegnanti che sono stati sballottati in giro per l’Italia”: così si è espresso il vicepremier e ministro del Lavoro Luigi Di Maio, parlando a Scordia, nel Catanese, del trasferimento forzato a seguito del piano straordinario della Buona Scuola, in particolare degli oltre 8 mila “esiliati” del piano B.
Il leader grillino ha voluto rassicurare i docenti immessi in ruolo, quasi tutti Sud, che in cambio dell’immissione in ruolo hanno accettato anche di essere spostati anche di centinaia di chilometri. Una parte di loro, ad oggi, ancora non è riuscita ad ottenere il trasferimento vicino casa oppure, perlomeno, l’avvicinamento.
“Agli insegnanti dico che resta una priorità del Governo: rifondare la Legge 107, che significa eliminarla quasi del tutto e fare una legge nazionale sul diritto allo studio. Lo dico a tutti gli insegnanti che in questo momento vogliono tornare a casa e che sono vittime di un algoritmo impazzito” della Buona Scuola, organizzato dal Miur proprio per decidere in modo automatizzato la destinazione dei docenti da assumere, ha tenuto a dire Di Maio.
Le sue parole, tuttavia, sembrano entrare in conflitto con la linea che sta conducendo la Lega, guidata dal senatore Mario Pittoni, presidente della Commissione Cultura a Palazzo Madama, e caldeggiata anche dal ministro dell’Istruzione: si tratta del progetto di legge sulla regionalizzazione del reclutamento, che prevede, tra le altre cose, l’obbligo del domicilio professionale.
Una norma che, se approvata, obbligherà il neo-assunto a rimanere nella regione di immissione in ruolo per diversi anni.
Certo, gli “esiliati” della Buona Scuola riguardano il passato, sono stati messi in quelle condizioni dal Partito Democratico. Tuttavia, le diversità di trattamento potrebbero far storcere la bocca a più di qualche precario attuale.
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