Pensavamo di averle viste tutte e invece no.
Pensavamo che la scuola avesse toccato il fondo con la dad, la did e invece ci sbagliavamo.
Dovevamo andare ancora più in basso, raschiare proprio il fondo del barile.
Sì, perché, a quanto pare, i docenti dovranno continuare a recarsi nelle loro sedi scolastiche e tenere le lezioni in aule totalmente vuote. Al posto degli studenti, che non saranno seduti ai loro banchi (senza rotelle, perché quelli della Ministra non sono ancora arrivati) parleranno a tanti quadratini su uno schermo. Almeno fino ad oggi, qualche sparuto alunno ha varcato l’ingresso delle scuole superiori, ma da domani saremo solo noi e il personale Ata.
E allora vien da chiedersi, tanto la situazione è assurda: siamo in un romanzo di Kafka o siamo a scuola? Il premier Conte non ha forse parlato di smart working per la Pubblica Amministrazione? Noi non siamo appartenenti a questa categoria?
Le ragioni per le quali dobbiamo comunque recarci a scuola senza la presenza degli studenti sono oscure a tutti noi. Le ipotesi si sprecano, ma il punto non sono le speculazioni più o meno corrette. La questione è un’altra: ci sono colleghi a rischio perché non più giovani, colleghi che per raggiungere la scuola devono farsi più di quaranta minuti di automobile, docenti che prendono gli stessi mezzi utilizzati dai ragazzi, quei mezzi che fino a qualche giorno fa erano stipati di lavoratori e alunni. In una situazione di emergenza la logica non suggerirebbe di ridurre al minimo gli spostamenti?
Vien da chiedersi se siamo il capro espiatorio della PA, un gruppo di lavoratori costretti a dimostrare che la scuola può rimanere aperta in sicurezza e a tutti i costi, per non sbugiardare completamente i proclami urlati della Ministra Azzolina, che ospite da Fazio non è mai entrata nel merito delle domande che le venivano poste.
Il Governo ha fallito e la colpa non è della scuola. Non sono stati potenziati i mezzi di trasporto, ad esempio, il cui rafforzamento avrebbe permesso agli alunni di raggiungere le scuole in maggior sicurezza. Gli istituti scolastici ce l’hanno messa tutta per igienizzare e contro-igienizzare, mettere frecce a terra, turnare le classi, dividerle, spostarle. Poi sono iniziati i casi e le Asl, dapprima solerti coi tamponi, hanno fatto un passo indietro perché oberate di richieste (scenario prevedibile, direi).
E allora di chi è la colpa, della scuola? Sono stati inventati protocolli anche di giorno in giorno per adeguarsi ai repentini cambiamenti del Governo e della Ministra. E ora?
Ora, come il manipolo dei trecento guidato da Leonida, andremo in classe ogni giorno, ci metteremo davanti al pc e faremo lezione davanti a uno schermo in scuole completamente deserte, dopo che presidi e collaboratori hanno compiuto acrobazie matematiche per arrivare a calcolare il 25 per cento in presenza.
Ma almeno l’Ordinanza della Regione Puglia fosse chiara: anche dopo lunghi sforzi di esegesi, alcune parti restano completamente oscure, la questione dei laboratori, solo per citare un esempio. Se frequentassero tutte le classi che hanno ore laboratoriali, ci troveremmo nuovamente con scuole gremite di ragazzi. Quindi, tutto di nuovo da rifare, in una scuola che ormai è solo di facciata: una sontuosa vetrina di via Sparano che nasconde un negozio vuoto, popolato solo da dipendenti che sorridono per finta e perché obbligati, per dimostrare che tutto sta andando bene, quando non è così.
Daniela Marini
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