Docenti, fate attenzione: compiere gravi atti, come sconfinare nel razzismo, anche su Facebook, può portare al licenziamento o al sollevamento dall’incarico.
Quest’ultimo provvedimento è stato preso dall’Usr del Veneto nei confronti dell’insegnante di inglese del liceo Marco Polo di Venezia che era stata licenziata lo scorso gennaio, dopo le pesanti frasi razziste scritte nell’ottobre scorso contro i migranti (“bisogna eliminare anche i bambini dei musulmani tanto sono tutti futuri delinquenti” e “speriamo che affoghino tutti… che non se ne salvi nessuno“) pubblicate sul suo profilo Facebook.
Alla fine del procedimento nei suoi confronti, la donna stata reintegrata nel mondo della scuola, ma non insegnerà più in aula: la donna, scrive ‘Il Gazzettino’ del 21 aprile, riprenderà servizio il 26 maggio prossimo, ma con mansioni amministrative e, per ironia della sorte, nello stesso ufficio scolastico regionale del Veneto.
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Prima che il giudice si esprimesse sull’accoglimento o meno della richiesta di reintegro, le parti hanno raggiunto un accordo.
L’Usr, quindi, ha accettato la rinuncia al licenziamento, sostituendolo con una sospensione di sei mesi (in gran parte già “scontata”), e la prof ha accettato di tornare al lavoro con un diverso incarico.
Dopo il licenziamento, per l’incompatibilità tra il ruolo di insegnante e la gravità delle frasi razziste espresse, la donna aveva fatto ricorso con i propri avvocati davanti al giudice del lavoro di Venezia, sostenendo che la sanzione eccedesse la violazione contestata, la prima in molti anni di insegnamento.
Probabilmente, proprio questa circostanza l’ha salvata dalla perdita del lavoro. Ma non della cattedra: d’ora in avanti, farà l’amministrativa per mancata compatibilità con il ruolo dell’insegnante. Chissà se continuerà ad utilizzare Facebook…