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Docenti controllati mentre fanno lezione, basta uno smartphone nascosto nello zaino dell’alunno

Mentre fanno lezione, gli insegnanti possono essere controllati in molti modi. Anche senza le telecamere permanenti, come vorrebbe il ministro dell’Interno e vicepremier Matteo Salvini, addirittura fino alle scuole superiori comprese. E non servono nemmeno tecnologie particolari. Basta uno smartphone nascosto nello zaino dell’alunno: se il docente compie atti fuori norma, se ad esempio si lascia andare a gesti violenti che sovrastano i mezzi di correzione, lo smartphone diventa una “testimonianza” evidente per inchiodarlo di fronte al suo operato inaccettabile.

Il caso in provincia di Brindisi

Lo dimostra quanto accaduto in un istituto della provincia di Brindisi, dove i carabinieri della stazione di San Michele Salentino hanno dato esecuzione all`ordinanza di applicazione della misura interdittiva della “sospensione dall`esercizio di un pubblico ufficio o servizio” nei confronti di una maestra di scuola dell’infanzia, 60enne, indagata per il reato di maltrattamenti verso alcuni suoi alunni.

Tutto è iniziato, scrive Askanews, da una denuncia presentata nel mese di marzo scorso dai genitori di un bimbo di tre anni e mezzo che aveva loro confidato di essere stato picchiato in più occasioni sia sulle mani, sia sulla testa, in particolare da una maestra. Al riguardo, la mamma ha aggiunto che, in una circostanza, il figlio era tornato da scuola con dei lividi sul braccio sinistro, che aveva attribuito al fatto di essere stato strattonato con forza dalle insegnanti, asserendo di non voler più frequentare la scuola, indicando in una delle maestre quella che lo picchiava.

Lo smartphone nascosto

Preso atto della situazione, i genitori hanno deciso di inserire nello zainetto del figlio uno smartphone con funzione di registrazione, accorgendosi a seguito dell`ascolto, che la maestra lo aveva ripreso in maniera aggressiva per poi colpirlo con schiaffi, tanto che l’avevano udito piangere disperatamente.

L’agenzia di stampa scrive che “quel giorno, all’uscita dall`asilo, il bimbo era molto nervoso, aveva gli occhi lucidi e il volto arrossato: nella circostanza ai genitori, per tranquillizzarli, la maestra aveva riferito che il piccolo aveva appena finito di correre. In seguito, sono emersi altri significativi episodi nel corso dei quali l’insegnante ha attuato condotte aggressive nei riguardi dei bambini della scuola dell’infanzia consistenti in urla, strattonamenti e schiaffi”.

Le verifiche successive dell’operato della maestra

Dalle verifiche effettuate dai Carabinieri è emerso che, con cadenza quasi quotidiana, la maestra minacciava di usare violenza nei confronti dei piccoli, ritenuti responsabili di essersi allontanati dal banco o di avere battuto le mani o fatto cadere le costruzioni a terra e, nel pronunciare parolacce, li colpiva con schiaffi sul capo, sulle braccia, sul volto, tanto che, in alcuni casi, i piccoli piangevano disperatamente o sbattevano la testa sul banco o cadevano a terra.

Alla luce del ricorso sistematico alla violenza nei confronti dei bambini in tenerissima età, il numero degli episodi registrati in un ristretto arco temporale, alla maestra è stato contestato il reato di maltrattamenti e verso i fanciulli: infatti, proprio l’eccesso dei mezzi di correzione è riconducibile al reato di maltrattamenti.

La sospensione dal servizio

Le condotte violente contestate sono state commesse in danno di bimbi di età inferiore ai quattro anni e risultano sproporzionate rispetto ai comportamenti in concreto messi in atto, sintomatici di una vivacità tipica della loro tenerissima età.

La sistematicità delle condotte violente e l’incapacità di gestire in maniera equilibrata e serena la classe, se non ricorrendo alle maniere forti, ha fatto scaturire l’applicazione nei confronti della maestra della misura interdittiva della sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio/servizio, quale insegnante di scuola di infanzia, per la durata di nove mesi.

Alessandro Giuliani

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