Una decisione che farà sicuramente discutere. La Cassazione ha annullato l’arresto della presidente del consiglio di amministrazione della cooperativa sociale che gestiva alcune scuole paritarie del palermitano che avrebbe obbligato professori e impiegati amministrativi a restituire la retribuzione ricevuta o a lavorare sottopagati con la minaccia di non riassumerli in occasione dei rinnovi di contratto.
Come riporta La Repubblica, secondo i giudici di Cassazione il reato previsto dall’articolo 603-bis del Codice penale non si può estendere per analogia nel caso di lavoro intellettuale perché è stato pensato per contrastare il “sempre più allarmante fenomeno del caporalato agricolo soprattutto nelle campagne meridionali”. Per la Cassazione il reato di caporalato non può essere esteso a un settore per il quale non era stato pensato dal legislatore.
Insomma, il reato di caporalato non può essere applicato per una professione intellettuale, come quella dell’insegnante. Così è stata annullata senza rinvio l’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari applicata lo scorso aprile alla dirigente di 60 anni.
Annullata invece con rinvio la parte dell’ordinanza in cui viene contestata l’estorsione aggravata nei confronti dei dipendenti. In questo caso dovrà essere rivalutata dai giudici.
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