Ci sarebbe anche l’aumento di ore settimanali della didattica frontale dei docenti tra le ipotesi percorribili che la task force ministeriale, guidata dal professor Patrizio Bianchi, sta vagliando per il ritorno in classe, settembre, di otto milioni di studenti e oltre un milione tra docenti e Ata.
Lo ha scritto il quotidiano La Repubblica, secondo la quale vi sarebbe anche maggiore esigenza per la “collocazione della fascia di alunni 3-14 anni, dall’infanzia alle scuole medie, trattata come un blocco generazionale unico per la mancanza di un’autonomia sufficiente sia per muoversi verso il proprio edificio scolastico che per gestire eventuali lezioni a distanza”.
Il quotidiano ha quindi scritto che poiché “nei mesi di settembre-ottobre si potranno immaginare ore di Geografia, Scienze e Arte non solo in giardini (interni ed esterni all’istituto) e piazze delle nostre città, ma anche in musei e teatri non utilizzati la mattina”, servirà un organico “più ricco di docenti abituati alla lezione frontale che si trasformerà, giocoforza, in un ampliamento del monte orario (oggi 18 ore per le superiori) che andrà pagato meglio (con una chiusura generosa del contratto, a cui stanno lavorando i sindacati)”.
L’ipotesi, che ci ha riportato al tentativo andato a vuoto nel 2012 del ministro Francesco Profumo, ha fatto balzare dalla sedia proprio i sindacati. Che sono letteralmente caduti dalle nuvole. Proprio loro, che in un decennio non sono riusciti a strappare alla parte pubblica più del 3,48% di aumento, nel 2018, e un paio di promesse (non mantenute) dal penultimo e attuale Governo.
“Smentiamo categoricamente che i sindacati stiano lavorando all’aumento dell’orario di servizio dei docenti”, ha tenuto a dire Pino Turi, leader della Uil Scuola.
“Si tratta di un vecchio desiderio di chi tende a trasformare la funzione docente in un lavoro impiegatizio, senza voler considerare che si tratta di una professione basata sull’azione e sui risultati dell’attività didattica ed educativa e non di procedure burocratiche”.
Dopo avere ricordato che gli obblighi di servizio dei nostri prof “sono nella media di quelli dei colleghi dell’area UE”, Turi se le prende con gli esperti della task force che starebbero cercando di “introdurre progetti improbabili di aumento dell’orario di lavoro che grazie alla tecnologia dovrebbero, invece, ridursi e non aumentare”.
Il sindacalista della Uil se la prende, quindi, con la decisione del Governo di investire tutto il reclutamento sui concorsi a cattedra, scartando l’opzione delle procedure per titoli, a costo di inimicarsi Pd e LeU: “si cercano risposte di emergenza e si propone una soluzione datata che crea le condizioni per il collasso del sistema”.
Il sindacato, d’accordo con tutte le altre sigle, ha chiesto un concorso straordinario per i docenti e i dsga facenti funzione, con 36 mesi di servizio: “una procedura per soli titoli e servizio, per cui” non sarebbero servite “neanche le commissioni”.
E ancora: “in aperto contrasto con il divieto reiterato dall’ultimo dpcm di svolgere procedure concorsuali”, si decide di “superare ogni immaginazione: in presenza di 200.00 mila precari, con il concorso ordinario si introduce il posto sospeso”, accantonando 36.000 posti.
Solo che “su quel posto sospeso, se non ci sarà un insegnante di ruolo, in quattro mesi, dovrà essere chiamato un supplente. Così a settembre ci saranno più supplenti, più spostamenti, più incertezze, più precarietà. Una scelta da scienziati”.
A meravigliarsi della notizia dell’incremento di ore settimanali è stato anche l’Anief, secondo il quale “ancora una volta si torna a parlare di incremento delle ore di lezioni settimanali degli insegnanti. Ma su questo aspetto non è stato realizzato, ad oggi, nessun coinvolgimento del sindacato”.
“Quest’ultimo punto non ci risulta – ha commentato Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – e non viene citato nemmeno nel documento che una settimana fa abbiamo inviato al ministero dell’Istruzione in vista del rinnovo del Contratto collettivo nazionale 2016/2018 che è ormai scaduto da tempo”.
Ad assicurare che “non ci sarà però un aumento dell’orario dei docenti” è stato, nel corso della giornata, il ministero dell’Istruzione.
Da Viale Trastevere hanno fatto sapere che “nessuno degli scenari che si stanno delineando per la riapertura delle scuole a settembre prevede un incremento dell’orario dei docenti”.
La Ministra Lucia Azzolina, peraltro, si è già espressa in merito, in una intervista al Corriere della Sera in cui ha chiaramente detto “sono contraria all’idea di raddoppiare l’orario scolastico, smettiamo di pensare che un docente lavori solo 18, 24 o 25 ore la settimana”, riferendosi proprio a notizie di stampa che parlavano di un possibile aumento delle ore di lavoro dei docenti.
Discorso chiuso? Probabilmente. A meno che la task force di esperti non torni sull’argomento.
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