Docenti da stanare? Le parole di Fedeli sono fuori luogo

I docenti non vanno stanati, ma valorizzati perché sono esseri umani e non animali. Si stanano le bestie, ma non gli esseri umani.

Si tratta di parole che offendono un’intera categoria professionale come quella degli insegnanti già per nulla considerata a livello sociale e poi pagata pochissimo, ma importante per il ruolo che riveste nel campo sociale, quello cioè di formare le nuove generazioni. Anche i docenti incapaci vanno rispettati come persone soprattutto nella loro dignità, ma anche nel loro lavoro.

Non si tratta di persone ignoranti, ma che hanno alle spalle anni e anni di studio e di sacrifici per aver conseguito lauree, master, perfezionamenti, dottorati etc. Quindi non vanno stanati ma vanno presi in considerazione perché ciascuno di noi può dare sempre il meglio di sé in qualsiasi campo professionale se viene apprezzato dalla comunità e valorizzato dall’ente in cui presta servizio. La responsabile del dicastero di Viale Trastevere non ha mai messo piede in una scuola, non ha mai svolto un’ora di supplenza e non conosce a fondo la realtà scolastica che vivono gli insegnanti di oggi attanagliati come sono da una miriade di leggi una contrapposta all’altra, da alunni indisciplinati con mille problemi alle spalle, da genitori che vogliono e pretendono a tutti i costi che i propri figli diventino dei “piccoli geni”, da dirigenti scolastici che rafforzati del potere conferitogli dalla legge della “Buona Scuola” si sentono padroni di fare il bello e il cattivo tempo. Come possono gli insegnanti lavorare tranquilli ed esprimere al meglio le loro potenzialità e le loro professionalità.

Sa, forse, la Ministra quante difficoltà ci sono nello gestire una classe di trenta alunni, tutti con problematiche diverse, anche se questi docenti hanno diversi anni di esperienza alle spalle ed hanno seguito una miriade di corsi di formazione sulla gestione della classe. Una cosa è seguire il corso di formazione, altra cosa è confrontarsi direttamente con una classe chiassosa e numerosa, se non addirittura indisciplinata, dove il “povero” docente deve prima barcamenarsi a far acquisire agli alunni le competenze sociali e poi quelle educative e didattiche. Purtroppo l’esperienza si fa sul campo e non sui libri e nei corsi di formazione dove bla bla si parla tanto, ma poi nella realtà della propria classe ciascuno deve trovare “le strategie”, parola magica per andare avanti un intero anno scolastico. I docenti che si trovano ad insegnare in realtà difficili non sono degli “incapaci”, ma soltanto delle persone che cercano di fare il meglio del loro lavoro con impegno, serietà e professionalità.

Quindi le espressioni utilizzate dalla Ministra ci sembrano fuori luogo e inopportune e ancor di più gravi perché ledono il rispetto e la professionalità di una intera categoria, per giunta, molto bistrattata dalla società. In questo modo la responsabile del MIUR non fa altro che gettare ancora di più fango sui docenti che hanno sulle spalle una responsabilità non indifferente, in quanto portatori di valori, cultura e istruzione alle generazioni del domani. 

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