Tra le modifiche alle norme in materia di previdenza di cui si sta discutendo fra governo e sindacati ci sono, come è noto, le nuove opportunità di cessazione anticipata dal servizio, di cui sarà possibile fruire in cambio di una riduzione del trattamento di pensione.
Tale riduzione non avverrà per chi svolge lavori usuranti o per trattamenti economici inferiori a una soglia minima, mentre condizioni meno onerose di accesso al pensionamento anticipato saranno previste per il personale che svolge mansioni riconosciute come pesanti.
Tra queste ultime, verrebbero a essere comprese anche quelle svolte dalle insegnanti di scuola dell’infanzia. Poiché la soluzione appare in linea con una richiesta da tempo avanzata con forza dalla Cisl Scuola e riproposta esplicitamente dalla nostra Confederazione in sede di confronto col governo, sarebbe motivo di grande soddisfazione vederla finalmente tradotta in legge.
“Sono tantissime le colleghe – afferma la segretaria generale Cisl Scuola Maddalena Gissi – che in diverse occasioni ci segnalano la difficoltà a reggere il carico di sezioni molto spesso sovraffollate, nelle quali il dispendio di energie psico fisiche a una certa età diventa quasi insopportabile, aumentando anche i fattori di rischio per l’incolumità propria e degli alunni affidati che, voglio sottolinearlo, sono bambini dai tre ai cinque anni. La Cisl – conclude – continuerà a incalzare il governo perché questa opportunità di accesso anticipato alla pensione si traduca in norme chiare che escludano o contengano quanto più possibile i costi per il personale interessato”.
L’anticipo pensionistico potrà essere richiesto a 63 anni. E’ un anticipo di tre anni e sette mesi, quindi potranno uscire dal lavoro nel 2017 coloro che sono nati fino al 1954, una volta compiuti 63 anni.
Per chi ha un lavoro l’anticipo sarà pagato con rate di ammortamento sulla pensione, mentre per coloro che sono disoccupati e non hanno ammortizzatori sociali, l’anticipo sarà gratuito (purché l’importo della pensione non sia superiore ai 1200 euro netti).
“I tre anni e sette mesi di anticipo – afferma il segretario confederale Cisl Maurizo Petriccioli – rappresentano il punto di mediazione raggiunto rispetto alla nostra richiesta, che era di quattro anni“.
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