Quali sono le condizioni dei docenti nelle scuole paritarie? Per quale motivo, la stragrande maggioranza appena possibile si sposta negli istituti pubblici? Il problema è sicuramente economico, ma non solo: è anche legato alle condizioni e al tempo di lavoro profuso.
In genere, le ore passate in classe da un docente della scuola paritaria – che spesso ha gli stessi titoli richiesti per chi lavora per gli istituti pubblici – sono decisamente maggiori. Le più fortunate, nel 99 per cento si tratta di donne, possono contare sul tempo indeterminato, percepiscono uno stipendio leggermente inferiore. Il tutto, è bene ricordarlo, è previsto dai contratti di categoria.
Facciamo un esempio pratico. Una maestra laica della scuola dell’infanzia che opera presso una struttura cattolica, assunta a tempo indeterminato, percepisce circa 1.200 euro netti al mese. Quindi una cifra non molto inferiore a quella di chi opera nella scuola pubblica. Certo, è il caso migliore, perchè parliamo di docenti non precari.
Quelle che cambiano, anche di molto, sono invece le ore di lavoro settimanale in classe, le quali sono molte di più: si arriva anche ad otto ore al giorno, tutti i giorni, dal lunedì al venerdì, per complessive 40 ore settimanali (contro le 25 ore della collega della scuola dell’infanzia statale).
Ma non solo. Tutte le ore vengono svolte senza compresenza con i colleghi (mente nella scuola dell’infanzia statale alcune ore sono svolte in compresenza): la maestra della paritaria, insomma, se la deve cavare sempre da sola. Con la situazione più critica che si pone quando un bimbo deve andare in bagno, non essendoci collaboratori scolastici a cui chiedere assistenza.
Al lavoro in classe, va poi aggiunto quello di supporto all’attività didattica, quindi le riunioni con i colleghi, e gli incontri con i genitori.
Insomma, chi dice che in generale gli insegnanti lavorano poco e vengono pagati troppo, farebbe bene a verificare quel che viene chiesto e fanno le maestre nella scuola dell’infanzia paritaria.
A alla primaria va leggermente meglio, ma non di molto. Perchè se è vero che nella scuola statale, una giovane maestra neoassunta prende la miseria di 12 euro nette l’ora, nella paritaria si va abbondantemente sotto i 10 euro orari. In pratica, si svolge il lavoro di insegnante, ma si viene pagati meno di un impiegato.
Non bisogna poi dimenticare i casi (da condannare!) di quelle scuole private che pagano i docenti pochissimo, perché sanno di dare loro una grossa mano per elevare il punteggio nelle graduatorie d’istituto, in considerazione proprio del servizio svolto.
Il fatto che i docenti delle paritarie intendano la loro esperienza professionale negli istituti non statali solo provvisoria, è quindi più che comprensibile (tra i motivi della chisura di sempre più istituti scolastici religiosi, che già devono convivere con la riduzione drastica di docenti preti o suore): in genere, si lavora nelle paritarie solo per alcuni anni, si fa esperienza, si acquisisce il punteggio utile anche per prendere l’abilitazione ed in parte anche per partecipare ai concorsi riservati.
E poi si passa alla scuola statale, dove i problemi sono altri, la gavetta continua anche per decenni, ma almeno l’orario e gli stipendi diventano più equi.
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