I docenti di matematica sono merce sempre più rara. Tante sono le problematiche che non invogliano i giovani ad intraprendere l’insegnamento di questa materia. Dagli stipendi a un sistema di reclutamento complicato alla maggiore attrattività di altri ruoli in aziende tecnologiche.
E spesso ci si ritrova a fare i professori per caso, dopo pochi esami in un’altra facoltà. A parlarne in un’intervista a ‘La Repubblica’ Alessio Figalli, direttore del centro di ricerca di matematica al Politecnico di Zurigo, 38 anni, vincitore della medaglia Fields nel 2018:
“Non capire la matematica è socialmente accettato e questo è un errore, a volte può essere difficile, ma il livello che si insegna nelle scuole è raggiungibile da tutti” spiega Figalli. I matematici però hanno più opzioni a disposizioni perché a ricercarli non sono solo giganti come Google o Apple, ma anche aziende di medie dimensioni, banche o altro che spesso offrono stipendi più vantaggiosi. Dunque, avventurarsi in una carriera accademica è più un rischio che altro. C’è poi la scuola: “Lì restano solo i devoti. Per insegnare nelle scuole non c’è bisogno di avere una laurea in matematica – prosegue Figalli – basta aver fatto un cero numero di esami di matematica in qualunque altra facoltà. può darsi che un laureato in biologia cambi idea e abbandoni la sua disciplina per insegnare matematica a scuola. Ma non è stato formato per quello”.
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