Non è passato inosservato il disco rosso messo dal ministro dell’Istruzione al concorso riservato e quindi all’immissione in ruolo dei docenti precari di religione che da 15 anni attendono un bando concorsuale. Lorenzo Fioramonti, durante la seconda parte dell’audizione tenuta in commissione congiunta Cultura di Camera e Senato sulle linee programmatiche del Miur, ha infatti detto che “non è al momento prevista una procedura di reclutamento di ulteriori docenti di religione cattolica”, confermando l’assenza dei provvedimenti del decreto scuola’ approvato nei giorni scorsi.
Eppure, il problema esiste: vi sono ancora da smaltire oltre 2 mila idonei del concorso del 2004 e da coprire 15 mila posti vacanti. Molto importante sarebbe superare il vincolo posto dalla legge n. 186/2003 che fissa l’organico dei docenti di religione di ruolo al 70% del numero complessivo delle cattedre costituite.
Mentre si attende sempre il parere della Corte di Giustizia Europea, sollevato dal Tribunale di Napoli, lo Snadir ha chiesto in più occasioni di elevare quella soglia al 90%, permettendo tal modo di sbloccare molti più posti per le eventuali immissioni in ruolo successive al concorso. Ne abbiamo parlato con il suo coordinatore nazionale, il professor Orazio Ruscica.
Perché nessun Governo si occupa dei docenti di religione?
Perché si tende a vedere le problematiche dei docenti di religione come separate rispetto a quelle di altri docenti. Esiste certamente uno “status giuridico” diverso, ma anche altri docenti precari presentano situazioni particolari: basti pensare ai docenti di sostegno o ai diplomati magistrali.
Cosa servirebbe?
Un Governo attento alle questioni scolastiche dev’essere capace di dare risposte mirate alle diverse categorie di docenti. Noi chiediamo con forza di non essere discriminati e di ricevere un trattamento pari a quello dei nostri colleghi. Anni di silenzi da parte delle istituzioni hanno fatto sì che il nodo del precariato diventasse una matassa inestricabile.
Però negli ultimi decenni è stato bandito solo un concorso: poi, il vuoto…
Se si continua su questa strada quel nodo, quell’ingiustizia, finirà per cronicizzarsi, e a pagarne le conseguenze saranno professionisti della scuola, docenti preparati cui è stato negato un diritto fondamentale, quello della stabilizzazione. Anche per questo, la risposta al precariato degli insegnanti di religione non può essere, come ha dichiarato il Ministro, l’attuale procedura prevista dalla legge 186/2003 cioè il concorso ordinario.
Come pensate di rispondere all’ennesima chiusura?
Lo Snadir-Fgu ha coinvolto anche le altre sigle sindacali della scuola nel comune obiettivo di un superamento della ingiusta condizione di tutte le forme di precariato scolastico e quindi anche del precariato dei docenti di religione. Abbiamo chiesto al ministro Lorenzo Fioramonti un incontro, assieme a Flc Cgil, Cisl scuola e Uil scuola, per evidenziare che i docenti di religione attendono da 15 anni un nuovo concorso e che anche per loro può essere bandito un concorso straordinario sul modello di quello già attivato per i docenti abilitati della scuola secondaria e per i diplomati magistrali, con successiva graduatoria ad esaurimento.
C’è chi parla di strada agevolata per i docenti di religione: che dice?
Dico che non sono d’accordo. Perché non chiediamo niente di più rispetto a quanto già disposto ed attuato per gli altri docenti. Intanto, il Ministro dia seguito alla nostra richiesta e ci convochi al più presto.
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