Niente da fare: per gli oltre 10 mila docenti supplenti di religione non è ancora giunto il momento del concorso riservato e quindi nemmeno dell’immissione in ruolo.
A dirlo è stato il ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti, durante la seconda parte dell’audizione in commissione congiunta Cultura di Camera e Senato, sulle linee programmatiche del suo ministero.
“Non è al momento prevista una procedura di reclutamento di ulteriori docenti di religione cattolica”, ha spiegato Fioramonti, freddando quindi gli entusiasmi dei tanti insegnanti precari della disciplina che attendono anche da 15 anni un bando concorsuale loro riservato.
Le parole del ministro confermano quindi l’assenza di procedure concorsuali per i prof di religione nel decreto scuola approvato nei giorni scorsi.
I numeri, però, dicono che servirebbe procedere con le assunzioni: se è vero che sono, infatti, ancora da smaltire oltre 2 mila idonei del concorso del 2004, è altrettanto vero che vi sono ad oggi quesi 15 mila posti vacanti.
Il nodo principale, come già rilevato dalla Tecnica della Scuola, prima ancora del concorso riservato chi ha svolto almeno tre anni di servizio sulla disciplina, è che occorre superare il vincolo posto dalla legge n. 186/2003 che fissa l’organico dei docenti di religione di ruolo al 70% del numero complessivo delle cattedre costituite: lo Snadir ha chiesto in più occasioni di elevare quella soglia al 90%, permettendo in questo modo di sbloccare molti più posti per le immissioni in ruolo.
Tuttavia, per elevare la soglia del 70% di cattedre utili alle immissioni in ruolo, oltre che ai trasferimenti, occorre superare la contrarietà della Cei, la quale non sembra disdegnare un organico composto per quasi un terzo da docenti di religione supplenti.
Anche gli altri sindacati hanno detto la loro: Flc-Cgil, Cisl, Uil e Gilda, in una nota inviata al capo dell’Ufficio di Gabinetto del ministri, qualche settimana fa hanno chiesto un incontro urgente, perché, sostengono, occorre “provvedere con urgenza all’avvio di una procedura di assunzione orientata al superamento definitivo della condizione di precarietà lavorativa che si trascina da decenni vessando un’intera categoria professionale: gli insegnanti di religione”, per i quali si è chiesta una procedura con “le medesime modalità con le quali è stato affrontando il problema dei docenti precari abilitati di scuola secondaria e dei diplomati magistrali”.
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