I lettori ci scrivono

Docenti di religione: per loro ci sarà un altro concorso “ambiguo”?

Onorevoli Senatori.
In data 3 dicembre 2019 è stato approvato alla Camera un emendamento sulla scuola dove si pretende di  risolvere anche il problema degli Insegnanti di Religione cattolica precari e senza concorso da quindici anni, con un concorso che non è chiaro se classificabile come ordinario o come riservato selettivo. Certamente, nel testo, a differenza di quanto avvenuto in passato per altri insegnanti, per gli insegnanti di religione sembra

esclusa la possibilità di un riservato non selettivo.

Forse mi sfugge, ma non trovo traccia nell’emendamento nessuna nota riguardante che i concorsi per legge dovranno essere non solo regionali ma a base diocesana per la necessità di avere l’idoneità del vescovo come  titolo di accesso all’insegnamento della Religione Cattolica nella diocesi e di conseguenza come titolo di accesso necessario al concorso stesso.

O forse qualcuno pensa di cancellare l’idoneità diocesana eliminandola come requisito o trasformandola in  una generica idoneità nazionale?

Sembrano dettagli di poco conto ma fanno parte di quella Intesa che deriva da un Concordato tra Stato  italiano e Chiesa Cattolica.

Questo particolare dell’idoneità può apparire di scarsa importanza ma è l’elemento condizionante e qualificante di ogni concorso degli insegnanti di religione. Non si può parlare di concorso ordinario per insegnanti che come titolo di accesso hanno la condizione di una  idoneità legata al territorio dove insegnano.

Non si può neppure a insegnanti che hanno una anzianità pluriennale e una idoneità del proprio vescovo  chiedere di essere sottoposti a prove selettive che metterebbero in discussione la validità del loro servizio e  anche della idoneità stessa del vescovo.

Quindi, se c’è la condizione necessaria dell’idoneità non può essere un ordinario, ma un ordinario camuffato come riservato selettivo.

Gli Insegnanti di religione hanno già sperimentato sulla propria pelle, nel 2004, l’ambiguità di un concorso che in qualche regione (regioni del nord) è stato interpretato come ordinario selettivo, altri, giustamente, come riservato/sanatoria.
L’ambiguità raggiunge il paradosso se pensiamo che molti insegnanti del Sud, che da anni aspettano l’immissione in ruolo come vincitori del concorso precedente, non potrebbero concorrere alle cattedre libere  in altre diocesi perché privi della necessaria idoneità diocesana.
Per risolvere un problema lasciato aperto dal concorso precedente, sia al sud che al nord, l’unica soluzione è un semplice riservato non selettivo, rispettoso della professionalità.
Qualsiasi altra soluzione, cari onorevoli e senatori, aprirebbe, come uso e costume in Italia, una cascata di ricorsi che seppellirebbe ancora una volta la scuola italiana nel ridicolo.
Angela Loritto – Confsal Anaps
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