Disabilità

Docenti di sostegno, è giusto passare su materia dopo 5 anni? Due su tre d’accordo, ma molti vorrebbero raddoppiare il vincolo – Esiti SONDAGGIO

Sei docenti su dieci ritengono che non si possa impedire a un insegnante di sostegno di migrare sulla cattedra disciplinare. Lo rileviamo dall’ultimo sondaggio della Tecnica della Scuola, cui hanno risposto 1.182 lettori, il 90 per cento dei quali insegnanti.

Percentuali che variano dal 65,6% dei docenti al 60,8% dei genitori, passando per il 61,4% del personale scolastico e il 69,1% della categoria Altro.

Quali argomentazioni alla base dell’ok al passaggio alla materia? Principalmente quella relativa al fatto che “un insegnante in burnout non è un problema solo per se stesso ma soprattutto per i suoi studenti”.

E ancora:

  • la continuità non viene rispettata in ogni caso perché ogni anno se non sei di ruolo, il bambino ha un insegnante diverso. Quindi non parlate di continuità;
  • se un docente non riesce più a svolgere per bene il ruolo di docente di sostegno, deve cambiare per il bene di tutti. Più che altro non permetterei a tutti di prendere la specializzazione, bloccare il problema prima;
  • con il sistema attuale non va impedito, però sarebbe meglio trasformare il sostegno in una vera classe di concorso, in modo da evitare che sia un ripiego;
  • un docente si specializza a proprie spese, quando passa su materia egli è una risorsa importante perché i ragazzi con Bes sono in ogni classe.

Altre argomentazioni

Incentivi a restare

Una fetta di commenti dei nostri lettori propongono che il ruolo del docente di sostegno venga valorizzato, anche sul fronte economico o pensionistico, come incentivo a restare sulla cattedra dedicata agli alunni con disabilità.

Ecco, nello specifico, alcune considerazioni dei nostri lettori:

  • andrebbe valorizzato il ruolo di docente di sostegno, magari con delle indennità e uno stipendio più alto. Bisogna tutelare di più questa figura;
  • andrebbero pagati di più per farli restare sul sostegno essendo specializzati con laurea e titolo aggiuntivo;
  • dovrebbero andare in pensione precocemente perché il loro lavoro è più usurante;
  • non si può impedire, ma si può sollecitare a restare con incentivi economici.

La cattedra mista

  • Bisogna permettere e incentivare la cattedra spezzata: tot ore su materia e tot su sostegno;
  • ogni docente dovrebbe alternare materia e sostegno, magari a ogni ciclo;
  • andrebbe istituita la cattedra mista, così chi vuole passare a materia e rimanere contemporaneamente su sostegno può farlo;
  • per ovviare alla fuga di risorse specializzate, dopo 10 anni su posto di sostegno si potrebbe pensare ad una cattedra mista e comunque oltre i 60 anni diventa usurante;
  • bisogna dare la possibilità di avere una cattedra spezzata ovvero sostegno e disciplina, in questo modo si tutela la salute del docente e la continuità con i ragazzi. La continuità a tutti i costi se il docente è già in burn-out non serve a niente. E che ne dite di tutti quei ragazzi che si trovano bene con il proprio docente di sostegno e devono perderlo perché sono precari? In questo caso non si perde pure la continuità? Eppure le famiglie non possono fare niente. E comunque nel caso in cui un docente di sostegno non sia portato per questo lavoro con i ragazzi disabili è meglio che passi alla disciplina per non fare ulteriori danni. Purtroppo di docenti di sostegno incompetenti ce ne sono molti. Io sono stata docente di sostegno per 21 anni. Sono stata coordinatore e ho incontrato sia docenti seri sia docenti incompetenti. Dico che i corsi di specializzazione devono essere più seri, non per pensati compilare carte, ma per fare vivere la prassi quotidiana. Dovrebbero aumentare le ore di tirocinio. Bisogna prevedere ore laboratoriali in cui i docenti di sostegno e curriculari possano scambiarsi le idee e costruire insieme le attività. Nelle scuole l’assegnazione del caso deve essere realizzata in modo competente, tenendo conto delle risorse e delle difficoltà. Non è corretto assegnare il caso solo per anzianità, per preferenza, perché è il caso più difficile che non vuole nessuno e dunque lo scarichiamo all’ultimo arrivato…

La tempistica

  • Non andrebbe impedito, ma andrebbe permesso solo dopo un certo numero di anni;
  • dipende. Almeno 20 anni si deve restare sul sostegno. Questi insegnanti mancano;
  • lavorare sul sostegno è sfiancante. Dopo qualche anno ci vuole una pausa per poter lavorare seriamente;
  • occorre un vincolo su sostegno per minimo 10 anni;
  • si dovrebbe garantire una continuità di almeno 5 anni per la primaria e le superiori e di tre anni per le secondarie di primo grado;
  • il vincolo va aumentato a 10 anni, e il passaggio dovrebbe essere subordinato al superamento anche su materia di un concorso.

Il Tfa basta per preparare alla didattica speciale?

E c’è chi si interroga sul Tfa: è davvero in grado di preparare gli insegnanti al sostegno della disabilità?

“Secondo me – riferisce una insegnante – sarebbe opportuno dare il sostegno a delle figure professionali preparate come: pedagogisti, psicologi, esperti di scienze cognitive, logopedisti, che hanno seguito un percorso di studi per svolgere questa attività. Con tutto il rispetto, un TFA non può dare la giusta preparazione. Vivendo l’ambiente scuola non capisco perché abbiamo delle figure professionali preparate e non diamo loro la possibilità di svolgere il proprio lavoro”.

Precisiamo che l’indagine è stata realizzata dalla testata giornalistica “La Tecnica della Scuola” nel periodo che va dal 7 al 10 ottobre 2022. Hanno partecipato 1.182 lettori. Il sondaggio non ha carattere di scientificità: i risultati derivano da conteggi automatici.

Carla Virzì

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