Più di 300mila bambini e ragazzi: la consistenza degli alunni con disabilità che si avvale del docente di sostegno è questa. Una quantità non indifferente, superiore tutta la popolazione di Catania. Dati Istat alla mano, aggiornati nella Giornata internazionale delle persone con disabilità, risulta anche che a quasi il 60% degli alunni che hanno diritto a farsi affiancare dai docenti sostegno non viene garantita la continuità didattica e a due su tre vengono negate le uscite con pernottamento e ad altre significative attività extrascolastiche.
C’è poi il nodo dell’insegnamento non sempre all’altezza. Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, ricorda che “i docenti di sostegno sono 200mila, ma il 50% di loro sono precari e in gran parte non specializzati”.
“Se ci ritroviamo con così tanti docenti di sostegno che non garantiscono il diritto allo studio degli allievi più fragili e bisognosi di attenzioni la colpa è tutta di chi è fautore di un sistema di didattica speciale con una quantità industriale di posti in organico di fatto, meglio noti come posti in deroga. Queste cattedre vanno tutte ricondotte nell’organico di diritto, come vanno fatti specializzare tutti i docenti che esprimono la volontà di frequentare i tirocini formativi”, ha concluso il sindacalista.
Il ministro Giuseppe Valditara sa bene che vi sono dei limiti importanti. E annuncia una riforma che andrà a toccare proprio il corpo insegnante.
“Intendo avviare una riforma del sostegno, serve una legge altrimenti sono soltanto chiacchiere”, ha detto il ministro aprendo il congresso promosso dalla Fish, la Federazione italiana per il superamento dell’handicap: “il grado di civiltà di un Paese – ha dichiarato – si misura da come vengono incluse le persone con disabilità”.
Il ministro leghista ha detto che si spenderà per favorire l’inclusione, da realizzare con provvedimenti ad hoc che guardano ad una istruzione sempre più personalizzata: “ci sono ancora troppe criticità”, ha ammesso, oltre al fatto che “permangono significative differenze tra il Nord e il Sud del Paese”.
Il numero uno del dicastero bianco ha ammesso che c’è “discontinuità nel rapporto tra alunno e insegnante di sostegno a causa dei troppi cambi di insegnanti durante il ciclo scolastico”: in effetti, gran parte degli alunni cambia docente ogni anno e pure più volte nel corso della stessa annualità.
Colpa anche, ha detto Valditara, di una “insufficienza numerica dei docenti e la loro ancora limitata formazione specializzata; la perdurante carenza dell’implementazione delle tecnologie informatiche e le troppe barriere architettoniche”.
Secondo Valditara è ora di “dare continuità al rapporto psicologicamente ed educativamente importante tra ogni singolo allievo disabile e il suo insegnante di sostegno: dobbiamo aumentare il numero complessivo degli insegnanti di sostegno e dobbiamo perfezionare la loro preparazione professionale”, facendo quindi anche intendere che cambierà la formazione oggi affidata ai cosiddetti Tfa sostegno.
Per il ministro occorre poi “investire nelle tecnologie informatiche che oggi sono un potentissimo aiuto in particolare per i ragazzi con disabilità, dobbiamo rendere possibile la partecipazione a più iniziative extrascolastiche, e provvedere alla rimozione delle barriere architettoniche”.
Sul tema della rimozione delle barriere architettoniche, il ministro ha anche preannunciato che importanti novità arriveranno dal Piano per l’edilizia scolastica che sarà presentato martedì 6 dicembre.
Al congresso organizzato dalla Fish c’era anche la ministra per le Disabilità, Alessandra Locatelli, la quale si è prima soffermata sulla “intenzione di aprire dei tavoli per monitorare alcune questioni rilevanti dai caregiver alla scuola”, per poi spostarsi sull’aspetto “della formazione” dei giovani con disabilità: in particolare su “quello che sarà il loro futuro attraverso il percorso di inclusione e formazione lavorativa deve essere un nostro punto centrale di attenzione perchè si può fare tanto”.
“Siamo passati anche qui per fortuna – ha continuato Locatelli – da una prospettiva di trent’anni fa che guarda alle persone con disabilità solo come persone che da qualche parte dobbiamo collocare e in qualche modo devono essere aiutate a una prospettiva che è quella di dire che ognuno di noi porta a questa nazione un valore aggiunto, un valore prezioso, un talento, una competenza che noi abbiamo il dovere di mettere a frutto e di garantire che anche questa concorra alla grandezza del nostro Paese”.
“Anche loro lo vogliono fare, tutti noi abbiamo questo diritto oltre che questo dovere – ha concluso la ministra – e quindi dobbiamo mettere al centro strategie di formazione e inserimento lavorativo anche attraverso una modifica della Legge 68, su questo anche mi vorrò concentrare nel mandato già dalle prossime settimane”.
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