Perché quest’anno non avremo immissioni in ruolo dalla prima fascia sostegno? Perché nell’ultimo periodo l’emendamento al dl Milleproroghe per confermare il piano di assunzioni introdotto nel 2021 è stato cassato? A chiederlo sono stati nei giorni scorsi i sindacati della scuola. Adesso, a pretendere spiegazioni e un ripensamento in extremis sono i diretti interessati: migliaia di insegnanti di sostegno che rischiano seriamente di rimanere un altro anno nel limbo della precarietà, pur avendo le carte in regola per essere finalmente stabilizzati.
A farsi sentire sono stati anche i docenti del corso di specializzazione per il sostegno dell’Università di Firenze: lo hanno fatto con una lettera aperta al ministro dell’istruzione Giuseppe Valditara e a quello per le disabilità, Alessandra Locatelli, ai quali è stato innanzitutto ricordato che “oltre il 59% degli insegnanti di sostegno italiani sono precari”.
La richiesta è quella di ripristinare le assunzioni dei docenti di sostegno dalla prima fascia. Secondo una stima fatta dai docenti coinvolti, solo in Toscana sarebbero circa 1.500 i corsisti di specializzazione per il sostegno all’Università di Pisa, Firenze e Siena su tutti i gradi e ordini di scuola.
“Il corso di specializzazione sul sostegno – si legge nella lettera – erogato annualmente da numerosi atenei italiani, ha lo scopo di formare gli insegnanti di sostegno al fine di renderli adeguati a questo delicato ma imprescindibile compito. Nello scorso triennio (2021-2024) era stato previsto un sistema di assunzione volto a garantire la stabilità lavorativa dei docenti di sostegno specializzati”, ma per l’anno scolastico 2024/2025 “nessuna di queste misure è stata rinnovata; il che comporta l’impossibilità di stabilizzare, attraverso l’assunzione in ruolo, la situazione lavorativa degli insegnanti di sostegno che otterranno la specializzazione nel 2024″.
Per i corsisti specializzati nel capoluogo toscano, quindi “questa situazione non solo comporta, ancora una volta, un aumento della precarietà del mondo della scuola, ma danneggia ulteriormente il percorso educativo degli studenti più fragili, che più avrebbero bisogno di stabilità”.
Quindi, continuano gli insegnanti sostegno precari, diventa “paradossale non prevedere l’assunzione di docenti che si stanno specializzando adesso, affrontando già numerose prove selettive e non pochi sacrifici in termini di tempo e denaro. Questi dati, infatti, dimostrano come la scelta di non rinnovare misure che garantiscano la stabilità degli insegnanti in generale, e di sostegno in particolare, sia puramente politica”.
Nei giorni scorsi, anche i sindacati hanno protestato non poco. Anche perché, nel frattempo, il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha annunciato la volontà di confermare i prof di sostegno precari anche sulla base del giudizio espresso nei loro confronti da parte delle famiglie degli alunni con disabilità. Mentre quello di spostare nell’organico di diritto decine di migliaia di posti in deroga, in realtà liberi ma per prassi coperti con supplenti annuali fino al 30 giugno dell’anno successivo, rimane solo un buon auspicio.
L’idea di contrattualizzare i docenti non di ruolo di sostegno solo se graditi dai genitori degli alunni ha trovato conferma nel decreto Milleproroghe, dove si spiega che per favorire la serenità della relazione educativa tra studenti con disabilità e docenti, su richiesta delle famiglie, i precari, anche senza specializzazione (con tre anni di servizio o chiamati da Gae/GPS) ogni anno potranno essere confermati nelle supplenze al 30 giugno col via libera delle famiglie.
Secondo Gianna Fracassi, segretaria generale Flc-Cgil, questa risposta rappresenta “una foglia di fico rispetto all’incapacità del Ministero di garantire stabilità e continuità agli organici dei docenti”, perché “in Italia manca personale specializzato, più della metà dei circa 250 mila posti di sostegno necessari ai processi di inclusione di alunne e alunni con disabilità sono assegnati in deroga, spesso ad anno scolastico inoltrato, a docenti reclutati dalle graduatorie di posto comune”.
“La soluzione sarebbe semplice – spiega la dirigente sindacale – sostenere l’accesso ai percorsi di specializzazione, implementando l’offerta formativa e abbassandone i costi, e stabilizzare i posti in deroga riassorbendoli nell’organico di diritto per immettere in ruolo i supplenti”.
“Invece il Ministero che cosa fa? L’unica continuità che riesce a garantire è quella della condizione di precarietà dei docenti e del sistema scolastico. Lo smantellamento delle procedure di reclutamento attraverso le graduatorie esporrebbe i docenti alla discrezionalità e ai condizionamenti di un gradimento che comprometterebbe la libertà didattica, garantita dalla Costituzione”, conclude Fracassi.
“La verità – ha detto Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – è che le supplenze, soprattutto, su sostegno stanno aumentando in modo esponenziale: l’ultimo report nazionale dell’Istat, aggiornato all’anno scolastico 2022/23, ha detto che sono 338.000 gli alunni con disabilità che frequentano le scuole italiane. A questo va aggiunto che gli insegnanti sono oltre 200.000, ma solo la metà di ruolo. Dei docenti precari, la maggior parte non sono nemmeno specializzati. E noi cosa facciamo? Anziché stabilizzare da prima fascia Gps, continuiamo a tenerli precari. E lo stesso vale per le classi di concorso. Quale è la radio che porta il decisore politico a non assumere a tempo determinato il personale abilitato e specializzato?”.
Anche sulla conferma dei docenti di sostegno, Pacifico ha avuto molto da ridire: “è uno scandalo soltanto italiano, che ora vede anche la violazione del merito oltre che di ogni criterio di ragionevolezza e che sconfessa anche lo stesso pilastro dell’inclusione”.
E ancora: “Si vorrebbe anche dare un maggior punteggio a chi assicura da precario la continuità didattica, come se la colpa della mancata stabilizzazione o la possibilità di scegliere la supplenza sta in capo al supplente”, ha concluso il presidente dell’Anief.
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