I lettori ci scrivono

Docenti di terza fascia: e se facessimo davvero i tappabuchi?

Con l’intervento di ieri sera contro i precari storici di terza fascia la senatrice Granato è riuscita ad utilizzare in pochi minuti tutti gli ingredienti con cui si condisce un piatto di bieco politichese: fingere di essere all’opposizione quando si è al governo, una spolveratina di benaltrismo (stabilizzazione terza fascia …e allora i precari in Gae? E allora il piano rientro docenti? E allora i Dsga?) e il trito giochetto che consiste nello spacciare per “privilegio” ciò che è un sacrosanto diritto; l’accorato (e disinteressato?) invito a scongiurare il rischio che vengano favorit “gli insegnanti di serie A” mi ha aperto un mondo…dopo anni vissuti nella più avvilente precarietà professionale e (conseguentemente) esistenziale, tra  biglietti  aerei a/r  a malapena  coperti dall’indennità Naspi, nell’incertezza del futuro, scopro di essere “un docente di serie A”, un privilegiato!

Una premessa a scanso di equivoci: nessuno dei precari con anni di servizio alle spalle vuole scavalcare colleghi già in attesa di un’immissione in ruolo. È sacrosanto che prima vengano loro! Seppur sparpagliati in “categorie contrapposte” da anni di politiche incoerenti e prive di prospettiva, siamo tutti nella stessa traballante barca e dobbiamo stare uniti: solidarietà ai colleghi ingabbiati da anni nelle GAE! E’ giunta l’ora di porre fine al giochino del “divide et impera”.  Mi permetto solo di fare un appunto alle sedicenti associazioni che si appellano alla Costituzione per motivare la loro opposizione a quella che chiamano “sanatoria”: cari colleghi, tra le argomentazioni che tirate fuori, quella del rispetto della legge è proprio la più debole, per il semplice fatto che l’Unione Europea ha sanzionato l’Italia già due volte proprio chiedendo, ex lege, la nostra stabilizzazione! Un percorso abilitante sanerebbe solo parzialmente una colossale ingiustizia AI NOSTRI DANNI. I vostri alunni saranno maggiormente tutelati se sarà loro garantita la continuità didattica. Il lavoro di chi insegna da anni non va valutato con test a crocette o con “lezioni ideali” simulate davanti ad un commissione annoiata e sottopagata, ma con un controllo serio e sistematico del lavoro che svolgono in classe e delle competenze che hanno acquisito negli anni!

Infine, vorrei fare appello ai miei colleghi di terza fascia: la cosa che ci fa più male è quella di non veder riconosciuti dalle istituzioni i nostri sacrifici. La situazione è diventata davvero insostenibile. Sono anni che ci assumiamo le stesse responsabilità dei colleghi di ruolo senza godere del diritto alla formazione, della carta del docente, dello stipendio nei mesi estivi! Propongo, qualora continuino a prospettarci un futuro da esodati, di limitarci, per  un anno, a svolgere le mansioni destinate ai tappabuchi: massimo impegno in classe ma rifiutiamoci di coordinare i consigli di classe, di fare da segretari, di assumere incarichi di funzione strumentale, di accompagnare i ragazzi in gita. Temo che sarà l’unico modo per far pesare il valore della nostra esperienza, dello spirito di sacrificio e dell’entusiasmo che, malgrado tutto, continuiamo a mettere nel nostro lavoro.

Fabrizio Buscemi

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