C’è un episodio che ha fatto discutere nei giorni scorsi e che richiama un tema delicato come quello del burnout: in una scuola primaria di Roma, alcuni genitori, allarmati dai comportamenti della maestra e resisi conto delle reazioni dei figli di 6 e 7 anni terrorizzati all’idea di tornare in classe, si sono rivolti con un esposto all’autorità giudiziaria. Sbalzi d’umore, comportamenti bizzarri, dileggi ad un bimbo disabile, aggressioni verbali nei confronti delle colleghe, tutti atteggiamenti che hanno portato la docente a subire anche TSO, ma senza interventi della dirigente definita dai genitori “inadempiente”. L’esito della visita ispettiva dell’USR decretava quindi la sospensione cautelare della maestra. Una vicenda che apre varie discussioni, prima fra tutte relativamente alla natura del problema, disciplinare o medica? Sul quotidiano ‘Lab Parlamento’ è intervenuto il prof. Vittorio Lodolo D’Oria, medico esperto di burnout.
“A seconda che si tratti di questione disciplinare o medica – ha scritto il medico – , andrà adottato il giusto percorso da intraprendere: ispezione o accertamento medico d’ufficio (AMU). L’art.3 del DPR 171/11 impone al capo d’istituto, equiparato al datore di lavoro, di sottoporre ad AMU i docenti con disturbi del comportamento gravi, evidenti e ripetuti che fanno fondatamente presumere l’esistenza dell’inidoneità psichica permanente assoluta o relativa”.
“I comportamenti stravaganti, l’aggressività verbale (anche sul disabile) e fisica nonché i ripetuti TSO – sottolinea Lodolo D’Oria – avrebbero dovuto indurre il datore di lavoro a chiedere l’AMU senza alcun indugio – spiega il prof. Lodolo D’Oria – ricorrendo immediatamente alla sospensione cautelare in attesa della visita medica collegiale. Così facendo il dirigente avrebbe tutelato contestualmente e immediatamente l’incolumità dei bimbi e la salute dell’insegnante”.
L’esperto di burnout fa poi una riflessione sulla mancata formazione medico-legale del ministero dell’istruzione, nemmeno in sede concorsuale, ai dirigenti scolastici. Le due incombenze più importanti sono proprio la tutela della salute degli insegnanti e la salvaguardia dell’incolumità dell’utenza.
Dunque ci sarebbero delle responsabilità anche da parte del dicastero di Viale Trastevero, il quale non avrebbe applicato il decreto 382/98 che prevede la formazione dei dirigenti in materia e che questi ultimi formassero a loro volta i docenti.
“La conseguenza – dice Lodolo D’Oria – è che molti dirigenti non sanno come comportarsi in casi pericolosi e complessi per l’incolumità dell’utenza” spiega il professore. Che chiude con un messaggio ai genitori: “la via sovrana per risolvere un contenzioso o un problema urgente a scuola passa obbligatoriamente attraverso il dirigente scolastico”.
“Il ricorso all’autorità giudiziaria – conclude quindi l’esperto – è sconsigliato, soprattutto per un problema di tempi lunghi (mesi di indagini prima di arrivare a un verdetto). Una questione medica non può trovare soluzione con una sanzione o peggio in tribunale”.
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