È vero che i dipendenti statali sono assenteisti e appena possono si “buttano” malati? A leggere le statistiche ufficiali sembra proprio di no.
Il 28 gennaio, l’Ansa ha infatti pubblicato una rielaborazione dei aggiornati, al 2015, dalla Ragioneria Generale dello Stato attraverso il consueto Conto annuale.
Ebbene, considerando tutti i comparti pubblici (dove operano circa 3 milioni di dipendenti pubblici), ammontano a circa 9,2 i giorni di assenza che, in media, ogni dipendente pubblico ha preso nel corso di tutto il 2015: una quota in ribasso rispetto al 2014, quando la media era pari a 9,8 giornate di assenza per malattia l’anno.
Pressoché stabili restano le giornate, 2,1, che fanno capo alla legge 104 per i lavoratori disabili o per i dipendenti con a carico familiari disabili. E lo stesso vale per i congedi straordinari finalizzati all’assistenza di persone con gravi handicap (1 giorno l’anno).
Nel dettaglio, analizzando i diversi settori in cui si divide il pubblico impiego, e focalizzando l’attenzione sulle assenze per malattia, nella scuola le giornate saltate sono state, in media, 7,5 per gli uomini e 9,7 per le donne (per una media di comparto Scuola pari a 8,6 giorni l’anno, circa una giornata ogni mese e mezzo), nei ministeri 9,9 per i lavoratori e 11,7 per le lavoratrici, alla sanità 8,6 per i dipendenti e 11,6 per le dipendenti. E va considerato che tra le “malattie” sono comprese anche le.visite specialistiche.
Pertanto, può essere considerata ormai una vera leggenda metropolitana quella di chi sostiene che il personale dello Stato, a cominciare da quello della Scuola, si assenta con estrema facilità dal posto di lavoro. Certamente, come per tutte le medie, ci saranno delle eccezioni: il tempo, però, di “sparare” false attestazioni e improbabili etichette sulla maggior parte dei lavoratori pubblici è davvero finito.
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Il fenomeno nel 2015 mostra un certo attenuamento (le assenze retribuite calano da 18,8 a 17,8), anche se per recuperare lo storico gap con il privato c’è probabilmente ancora strada da fare. L’attenzione del governo sulle assenze, o meglio sulle anomalie in fatto di assenze, è nota. La delega Madia pone le basi per un nuovo sistema di controlli, con il polo unico della medicina fiscale in capo all’Inps, ed è stato già annunciato un intervento per contrastare l’assenteismo.
Scorrendo le altre tipologie di assenza monitorate, emerge un lieve calo per quanto riguarda la maternità, i congedi parentali e la malattia del figlio (da 3,1 giorni si scende a 3). Cala anche quel che rimane fuori, il resto degli altri permessi ed assenze retribuite (da 2,8 a 2,5 giorni). Risulta invece in leggero rialzo la media relativa agli scioperi (da 0,1 a 0,2 giorni). Per avere il totale delle assenze, così come calcolato dalla Ragioneria generale, bisogna aggiungere alle diverse voci anche le ferie.
Il complesso dei giorni di assenza (tra retribuite e non) nel 2015 è risultato pari ad oltre 126 milioni di giornate, in diminuzione del 4,8% rispetto all’anno precedente (quasi 133 milioni). Certo è calato anche un po’ il personale, ma a ritmo decisamente inferiore (-0,1%).
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