Le code dal medico di famiglia per farsi visitare e per ottenere la giustificazione per qualche giorno di malattia potrebbero diventare presto un lontano ricordo.
Già da due anni, infatti, è stata depositata al Senato una proposta di legge firmata dal senatore Maurizio Romani (Gruppo Misto) in materia di certificazioni o controlli sulle assenze.
La proposta è tanto chiara quanto semplice.
L’articolo 2 del progetto di legge contiene infatti questa disposizione: “In tutti i casi di assenza per malattia protratta per un periodo inferiore a tre giorni il lavoratore comunica con sua esclusiva responsabilità il proprio stato di salute al medico curante, il quale provvede ad inoltrare apposita comunicazione telematica all’Istituto nazionale della previdenza sociale, nonché al datore di lavoro”.
D’altra parte già oggi avviene più o meno la stessa cosa, con la differenza che il dipendente deve recarsi personalmente dal medico il quale, però, molto spesso non può fare altro che “fidarsi” del racconto del paziente.
Cosa può fare infatti il medico quando si sente dire: “Dottore son due notti che non dormo a causa di uno stato di forte ansia?” oppure “Dottore, non so più che fare ho una terribile emicrania”. In teoria, per diagnosticare insonnia o stato d’ansia o cefalee il medico dovrebbe prima di tutto prescrivere qualche accertamento neurologico o di altro genere. Ma qui ci si scontra con le direttive regionali e nazionali che, anche per esigenze di contenimento della spesa sanitaria, “suggeriscono” di limitare gli accertamenti ai casi davvero seri.
Insomma, è il solito caso del cane che si morde la coda.
Non a caso, infatti, la proposta del senatore Romani ha già raccolto il via libera dell’Ordine dei Medici che fa osservare che questo tipo di procedura è già prevista in molti Paesi anglosassoni.
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