Ora si può dire senza più ombra di dubbio: con il Green pass obbligatorio tra il personale scolastico, il governo ha ottenuto quello che voleva, cioè un incremento sensibile delle vaccinazioni da Covid-19. Gli ultimissimi numeri sono esemplari: dopo avere contato quasi 80mila nuovi vaccinati nell’ultimo mese, il commissario all’Emergenza Francesco Paolo Figliuolo ha fatto sapere che su 1.482.676 lavoratori della scuola, 1.315.907 hanno fatto almeno la prima dose di vaccino e hanno fissato l’appuntamento per la seconda. Con queste percentuali, si è superato il 92 per cento di vaccinati tra docenti e personale Ata.
Ne consegue, scrive La Repubblica, che la classe insegnante è quella insieme ai medici che si è sottoposta con più rigore alla campagna di vaccinazione di massa chiesta dal governo italiano”. Ancora di più “se si aggiunge questa cifra a coloro che hanno avuto bisogno solo dell’iniezione unica (coloro che hanno già contratto il Covid e sono guariti, per esempio)”: in questo modo “si raggiunge la percentuale, appunto, del 92,1 per cento. Tra l’altro, i vaccinati completi sono molto vicini a queste quote: l’86,11 per cento ha realizzato sia prima che seconda dose”.
Si avvicina quindi alla soglia dei 100 mila, siamo ora a 117.153, la quantità di docenti e Ata non vaccinati e che quindi non potranno mettere piede a scuola con l’inizio delle lezioni. In pratica, meno dell’8 per cento.
Una percentuale così bassa, che potrebbe ridursi ancora nei prossimi giorni, che ha fatto chiedere al sottosegretario all’Istruzione leghista Rossano Sasso, tra i maggiori fautori dei test salivari: che senso ha parlare di obbligo vaccinale a fronte di numeri così bassi di non vaccinati tra i dipendenti della scuola?.
Per il governo però ha un senso. Ancora di più perché virologi e giuristi insistono. I primi per dare ancora più impulso alla lotta contro i contagi; per i secondo, gli esperti di legge, l’imposizione del vaccino tra chi svolge un servizio pubblico, quindi nella scuola, poggerebbe su basi solide, perché finalizzata al beneficio dell’individuo e di tutta la società.
“Sostegno pieno al governo su tutto ciò che è estensione di obbligo vaccinale e di Green pass”, perché “se vogliamo libertà, e ripresa delle attività, c’è bisogno di essere seri nell’applicazione delle regole: sosteniamo quello che il governo Draghi sta facendo e chiediamo a tutti di fare lo stesso”, ha detto Enrico Letta, segretario del Pd e candidato alle elezioni suppletive della Camera nel collegio uninominale Toscana 12, a margine di una iniziativa elettorale a Castiglion Fiorentino, in provincia di Arezzo.
“Credo che in ogni luogo di lavoro, a partire dalle scuole, un’applicazione fatta col buon senso sia la cosa migliore: ma deve essere chiaro che la linea deve essere quella di obbligo vaccinale ed estensione del Green pass il più possibile”.
Il personale scolastico, tra l’altro, subito dopo fragili e anziani, è tra le categorie che saranno coinvolte per prime nell’obbligo vaccinale: una norma che tra la maggioranza vorrebbero approvare per decreto ad hoc entro un mese, con l’entrata in vigore quindi in autunno.
Il problema rimane che fino a 12 anni gli alunni non saranno vaccinati, poiché la scienza non ha ancora fornito rassicurazioni per questa fascia d’età. Mentre dopo e fino a 19 anni, si è abbondantemente superata la soglia del 50 per cento di vaccinazioni già fatte, circa nel 35 per cento dei casi anche con doppia dose.
Per gli studenti, inoltre, non si placa la polemica per le dichiarazioni dei ministri Patrizio Bianchi e Roberto Speranza, rilasciate al termine dell’ultimo consiglio dei ministri, sulla possibilità di togliere le mascherine nelle classi dove tutti gli studenti sono vaccinati: verso questa soluzione, peraltro con oggettivi problemi di realizzazione, in tanti hanno parlato di emarginazione nei confronti di quegli studenti che non saranno, o non potranno essere, vaccinati.
Anche la sottosegretaria all’Istruzione, Barbara Floridia, non ha nascosto le sue perplessità: “Il percorso – dice – si inizia ma non è immediato: va per bene definito il procedimento”.
Le nuove regole, infatti, saranno frutto di un intervento formale e normativo e appare difficile che possano entrare in vigore con l’avvio del nuovo anno scolastico, a cui mancano appena dieci giorni. Anche perché al 13 settembre sarà complicato avere intere classi di vaccinati.
La pensa così anche Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi: “Nelle aule ci sarà sempre qualcuno di non vaccinati. E questo creerà una situazione di disagio, con il rischio di emarginazione da parte dei ragazzi che vorrebbero levare la mascherina. Si pensi, per esempio, se in una classe di 25 studenti c’è solo uno senza vaccino, come si sentirà questo ragazzo?”.
Senza contare l’impossibilità da parte della scuola di chiedere informazioni sullo stato di salute degli alunni.
“Si potrebbe ovviare con una super app, come quella che dovrà essere varata per i docenti, con cui si può sapere quali sono le classi completamente vaccinate senza dover chiedere ad ognuno certificati o documentazioni”, ha concluso Giannelli.
Per la Cisl Scuola, invece, “l’uso delle mascherine in classe non può essere ancora una volta l’occasione per fare polemica sterile e improduttiva.
Infine, c’è da risolvere il problema dal mancato obbligo delle figure professionali che operano nelle scuole, ma non sono dipendenti pubblici. Ad iniziare da chi affianca gli alcuni disabili, gli Assistenti educativi e culturali, e dagli operatori delle mense scolastiche. Proprio loro Coop e sindacati hanno chiesto un incontro urgente al ministero per fare chiarezza sull’esenzione di Green pass.
La questione potrebbe avere una soluzione immediata, in fase di conversione del decreto 111/21, si potrebbe infatti introdurre un emendamento.
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