Da più parti ormai arriva la riflessione, già dunque presa in esame da qualche tempo, secondo cui, essendo la scuola una delle poche agenzie che ancora assume, stia diventando il ricovero di chi vi entra solo per sbarcare il lunario ed avere un posto, con stipendio, sicuro.
Fra l’altro, viene pure fatto presente, che, in mancanza di un metodo certo e oggettivamente selettivo per arruolare docenti di alto profilo, nelle aule entra personale perfino impreparato o comunque non adeguato al compito che ha di fronte. E questo riflessione è valida anche per i dirigenti, molti dei quali si buttano nella mischia solo per aspirare a uno stipendio e a un ruolo più prestigioso. E pronti pure a fare carte false pur di arrivarci.
Ma non solo. Mancando la minima prospettiva di fare carriera e constatato che qualunque sforzo si faccia in classe, alla resa dei conti quanto vale il l’eccellenza vale il prof neghittoso e scarso, sono tanti coloro che svolgono il proprio mestiere senza infamia e senza lode, cioè senz’anima, per inerzia.
Se a questa riflessione, che ripetiamo da più parti ci giunge, si assomma il fatto che è sempre più difficile sgamare gli incompetenti, entrati a scuola senza accertamenti preliminari ma dopo supplenze imposte dalle sempre più inderogabili emergenze, e che le imposture burocratiche sono sempre più farraginose, si corre il rischio che la nostra scuola, da eccellenza che era in Europa, fino a qualche ventennio addietro, inciampi (come sembra stia avvenendo) contro una caduta sempre più pericolosa a danno soprattutto delle nuove generazioni e quindi della società futura.
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