Nella nostra società esistono dei ruoli fondamentali per l’educazione e la formazione delle nuove generazioni, tra questi c’è senza alcun dubbio il ruolo del docente e quello del dirigente scolastico. Chi rappresenta la scuola, come può essere un Ministro della Repubblica, ma anche un Direttore generale di un ufficio scolastico regionale, ma anche più direttamente chi rappresenta una Istituzione scolastica, come un dirigente scolastico o chi sta a contatto ogni giorno con bambini e ragazzi, come i docenti, svolgono ruoli importantissimi sotto l’aspetto educativo e formativo anche oltre il normale orario di servizio. In sostanza chi si occupa di scuola deve essere un educatore sempre e non solo nell’esercizio delle sue funzioni.
Ultimamente un caso di cronaca ha messo in evidenza il ruolo di una maestra di Castelvetrano molto vicina, nella sua vita privata e affettiva, ad un famoso boss mafioso latitante da oltre trent’anni. Il ruolo di questa maestra è stato sospeso in via cautelare dal marzo 2023 proprio in ragione della cattura del boss e della fine della sua latitanza. Il semplice fatto, a prescindere dai possibili reati commessi dalla maestra, di avere messo in discussione con i propri comportamenti i principi di integrità, legalità e di correttezza, hanno consigliato l’ufficio scolastico regionale della Sicilia ad adottare una sospensione cautelare del servizio e ad aprire la strada per un provvedimento disciplinare. La maestra, in un primo momento difesa dai colleghi e dalla scuola tutta, non aveva tenuto conto del fatto che anche i comportamenti della vita privata potrebbero trovare un riscontro nel delicato ruolo pubblico di educatrice.
Anche il caso della dirigente scolastica palermitana, arrestata perché colta a rubare nella sua scuola, oltre a creare sconcerto nell’opinione pubblica ha destato molta preoccupazione per il ruolo e la funzione che ricopriva la donna arrestata e accusata di gravi reati.
La dirigente scolastica posta agli arrestati domiciliari a Palermo, con l’accusa di peculato e corruzione, è stata per otto anni consecutivi il capo dell’Istituto comprensivo “Giovanni Falcone” del quartiere Zen di Palermo, famoso per i suoi gravi problemi sociali e di malavita organizzata e pericolosi.
In tale realtà operava, da molti anni questa dirigente scolastica, divenuta anche famosa per la lotta contro l’analfabetismo e la dispersione scolastica, paladina della legalità e dei valori dell’antimafia. Da una denuncia particolareggiata di un’insegnante che aveva fatto parte di quell’Istituto, è partita una indagine che avrebbe fatto emergere, questa è l’accusa, uno spaccato di una gestione amministrativa senso unico, per nulla trasparente e volta a favorire qualcuno a danno di molti altri e soprattutto della comunità educante. I capi di accusa applicati alla ex dirigente scolastica, ormai sospesa dal servizio, sono molto precisi: peculato e corruzione. Anche nel caso della dirigente scolastica palermitana, paladina della legalità e dei valori dell’antimafia, ti aspetteresti dei comportamenti integerrimi e a difesa dei valori dello Stato. Amareggia dovere riscontrare che non ci si può fidare nemmeno delle persone che per il loro ruolo dovrebbero educare e formare i cittadini del futuro.
Nella scuola italiana, è convinzione di molti, mancano i dovuti controlli verso l’operato di docenti e dirigenti scolastici. A volte anche nei livelli superiori, come gli uffici scolastici provinciali e regionali, si registrano casi giudiziari molto gravi. Il fenomeno della corruzione nel sistema scolastico italiano, ultimamente non ha risparmiato nemmeno il livello ministeriale, ma si tratta pur sempre di casi isolati. Appare evidente che correttezza, trasparenza e legalità sono valori imprescindibili per svolgere il ruolo dell’educatore e bisognerebbe che tali valori siano radicati nelle persone che ricoprono il ruolo di docenti o di dirigenti scolastici. Forse in fase di reclutamento sarebbe necessario valutare anche gli aspetti etici delle persone che vengono selezionate, evitando di fare salire in cattedra personaggi che con certi aspetti valoriali nulla hanno a che vedere.
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