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Docenti e mobilità: storia di incredibile normalità

Sono una docente di matematica e scienze per la scuola secondaria di primo grado assunta a tempo indeterminato, dopo anni di precariato, con la legge 107/2015 a Bergamo. Dopo 4 anni ho ottenuto il trasferimento interprovinciale a Palermo, provincia nella quale è situato il mio Comune di residenza Petralia Soprana che sicuramente avrà sentito nominare perché nel 2018 è stato proclamato il Borgo più Bello d’Italia.

In attesa di conoscere l’esito della mobilità interprovinciale 2019/2020 sono venuta a conoscenza che nel mio Comune si era resa disponibile una cattedra di matematica e scienze con il collocamento in pensione di una collega secondo la legge “quota 100”.

Gioisco pensando che finalmente avrei potuto lavorare nel mio Comune, dopo anni di pendolarismo che mi hanno visto percorrere centinaia di chilometri al giorno per raggiungere le sedi di lavoro, senza mai lamentarmi, senza mai assentarmi e con un grande senso del dovere nei confronti dei miei alunni.

La gioia e la speranza hanno breve durata perché con la pubblicazione dei trasferimenti scopro che mi è stata assegnata una scuola a Palermo città, precisamente a 150 Km da casa.

Al danno si aggiunge la beffa: la cattedra di matematica nel mio Comune di ricongiungimento è rimasta libera nonostante la sottoscritta l’avesse richiesta come prima preferenza su scuola nella domanda di mobilità 2019/2020.

Con grande angoscia cerco di capire come mai non sono stata assegnata nella scuola del mio Comune di residenza, dove ho scelto di vivere e di crescere i miei due gemelli di 5 anni, scoprendo che l’INPS ha verificato i requisiti per la pensione della collega il 31 maggio 2019 quando il termine ultimo per la comunicazione al SIDI era il 29 maggio 2019.

Le pongo la prima domanda:

è possibile che a pagare le conseguenze della mancata comunicazione tra due enti, MIUR e INPS, che dovrebbero interfacciarsi per il collocamento a riposo del personale docente, sia una cittadina che vuole svolgere il proprio lavoro con serietà e senso del dovere? 

Continuando la mia storia, i movimenti vengono rettificati e mi viene assegnata un’altra sede sempre a Palermo quando nel mio Comune continuava a permanere libera la disponibilità della cattedra per la mia classe di concorso.

Invio all’Ufficio Scolastico Provinciale di Palermo la richiesta di Conciliazione per cambio sede e non ricevo nessuna risposta.

Nel frattempo produco domanda di assegnazione provvisoria provinciale e, finalmente, mi viene assegnata la cattedra, rimasta sempre libera nel mio Comune, in quanto unica richiedente. Grande sollievo per i miei piccolini che, finalmente, dopo tanti anni, possono godere di una madre serena che li può accudire senza essere distrutta dalla stanchezza di dover affrontare ogni giorno centinaia di Km per raggiungere il posto di lavoro.

Tutto scorre tranquillamente, didattica in presenza, didattica a distanza o DAD, vita familiare, fino a quando Lei non ha firmato il Decreto per l’immissione in ruolo straordinaria sui posti di quota 100 da effettuarsi prima dei trasferimenti 2020-21.

Le pongo la seconda domanda:

perché se il CCNI che disciplina la mobilità del personale docente, educativo ed ATA, per il triennio 2019/22 prevede che le immissioni in ruolo vengano effettuate dopo le operazioni di mobilità, come d’altronde si è sempre verificato e come lei ha affermato in una conferenza stampa alla fine di marzo, Lei ha deciso di fare diversamente?

Altra domanda:

non era più corretto, come previsto dal CCNI, utilizzare queste sedi in via prioritaria per i trasferimenti provinciali e dopo effettuare le immissioni in ruolo? 

Mi chiedo e le chiedo altresì:

perché assegnare queste cattedre a tutti i costi prima dei trasferimenti, penalizzando i docenti che da anni attendono di rientrare nel proprio comune di residenza, e di contro, molto probabilmente, attribuirle a colleghi che per raggiungere tali sedi dovranno percorrere altrettante centinaia di chilometri come la sottoscritta e che sicuramente richiederanno assegnazione provvisoria?

Perché non vengono tenuti in considerazione i seguenti fattori: la docente del luogo può assicurare una presenza continua; la CONTINUITA’ didattica, il diritto di ricongiungimento al coniuge e la serenità della famiglia e soprattutto dei bambini?

Cara Ministra, in questo momento così difficile per il nostro Paese, capisco che lei ha bisogno di assicurare l’avvio dell’anno scolastico 2020/2021 con la presenza del maggior numero possibile di docenti di ruolo, ma le assicuro che la sede di Petralia Soprana non è una sede vacante perché c’è una docente che risiede nello stesso Comune, che ha già avuto l’assegnazione provvisoria 2019/2020, che chiede ricongiungimento al coniuge e anche perché è giusto che gli alunni possano beneficiare della continuità didattica. Una sede non può essere considerata vacante se non viene comunicata al SIDI per un ritardo amministrativo di due giorni o perché è stata battezzata di “quota 100”. Secondo me è vacante se nessuno la richiede con priorità nelle operazioni di mobilità.

Questo è il mio caso e potrebbe essere anche quello di altri docenti che aspirano ad ritornare nel proprio comune, seguendo le norme del CCNI 2019/2022. Nel caso specifico della sottoscritta avere la possibilità di lavorare nel mio comune di residenza, a Petralia Soprana, significherebbe contribuire ad evitare anche lo spopolamento dei Comuni Montani, problema che tanto affligge le nostre realtà.

Mi appello a Lei Ministra, Le chiedo di attenzionare questa storia e di valutare la possibilità di avere una docente che risiedendo nello stesso Comune della Scuola garantirà la continuità didattica agli alunni e la serenità ai propri figli.

Santina Li Puma

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