Più di un centinaio di docenti sono in trepida attesa di conoscere la decisione del Consiglio di Stato su una vicenda a dir poco paradossale.
Nel 2021, in occasione delle prove del concorso ordinario bandito l’anno precedente, un certo numero di insegnanti non era riuscito a partecipare perché avevano contratto il Covid.
Ora, in una lettera indirizzata al Ministro, dicono: “Chi le scrive purtroppo non ce l’ha fatta a presentarsi nel giorno prestabilito a sostenere la prova scritta del concorso, perché non siamo riusciti a guarire in tempo per la riattivazione del Green pass. Abbiamo quindi chiesto subito di poter fare delle prove suppletive che abbiamo potuto sostenere solo un anno e mezzo dopo e dietro ricorso al TAR; abbiamo comunicato immediatamente ai sindacati la nostra richiesta di non veder anteposto il diritto all’espletamento del concorso alla salute pubblica”.
“Abbiamo ottemperato al divieto di uscire dalle nostre abitazioni poiché in isolamento fiduciario per aver contratto il COVID durante le ore di servizio – proseguono i docenti – e abbiamo sacrificato la nostra libertà personale fiduciosi di un intervento da parte del nostro Ministero per risolvere la nostra situazione generata da una pandemia mondiale”.
Nella primavera scorsa, però, arriva la buona notizia e i docenti, a seguito di un ricorso al TAR sostenuto anche dalla Flc-Cgil, vengono convocati per lo svolgimento delle prove, con Quando, quindi, abbiamo saputo di poter sostenere le prove, seppure con soli 20 giorni di preavviso.
Poco dopo c’è la “doccia fredda”: il Ministero impugna la sentenza del TAR Lazio e ricorre al Consiglio di Stato.
“Intanto – raccontano sempre i docenti – il nostro concorso è andato avanti e abbiamo superato anche la prova orale entrando di ruolo il 1/09/2023. La nostra gioia per il risultato conseguito è durata ben poco perché presto sono arrivate le sentenze del CDS di casi analoghi ai nostri. In esse si afferma che la responsabilità di non essersi potuti presentare a sostenere la prova scritta, sia una responsabilità individuale”.
Nella giornata di domani 21 novembre il Consiglio di Stato dovrebbe pronunciarsi sulla richiesta del Ministero di annullare definitivamente la decisione del TAR Lazio, ma gli insegnanti ricorrenti non ci stanno e dicono: “Ma perché mai dovremmo essere licenziati? Noi abbiamo svolto quello che ci è stato chiesto di fare. Abbiamo sostenuto un concorso così come da bando. Cosa abbiamo diverso dagli altri che hanno sostenuto lo stesso concorso?”
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