Docenti fase C denunciano disparità di trattamento

I docenti neo-immessi in ruolo con la fase C nell’a.s. 2015-2016 , oggi “ potenziatori” e docenti su posto comune, riuniti nel Coordinamento Nazionale Docenti Fase C ribadiscono la propria netta contrarietà nei confronti della Legge 107/2015 soprattutto per ciò che riguarda:

– la creazione dell’organico di potenziamento;
– la perdita di titolarità su scuola;
– gli incarichi triennali;
– la chiamata diretta;

misure volte ad un surrettizio ammodernamento, ma che di fatto non fanno che scardinare la funzione docente sottraendo dignità e autonomia alla categoria, e consegnando anche il pubblico impiego a un mercato del lavoro che si vuole sempre più instabile, con meno tutele e ricattatorio. Denunciamo che, anche quest’anno, nonostante le rassicurazioni arrivate da più parti, i docenti assegnati su i posti potenziamento sono ancora utilizzati come supplenti “tappabucchi” dai dirigenti scolastici, a tutto danno della loro dignità nonché di un incremento qualitativo dell’offerta formativa totalmente disatteso, realizzando solo un inaccettabile demansionamento anche della professione docente.


Si fa ancora presente che la L. 107/2015 ha creato ingiustificabili disparità di trattamento tra i vari segmenti della categoria, acuite dalla Ordinanza sulla mobilità 241 del 2016 le cui operazioni algortmiche hanno generato errori, situazioni paradossali, trasferimenti imprevedibili su tutto il territorio nazionale e gravi disagi a migliaia di docenti, costretti a svolgere la professione a centinaia di chilometri dalle proprie province di residenza, figli e famiglie. Il futuro di questi docenti, costretti ad una domanda di assunzione “al buio”, non potendo contare su una previsione razionale delle disponibilità territoriali a causa della scelta irresponsabile di posticipare a dopo le assunzioni le abituali operazioni di mobilità, in deroga al T.U., è ancora incerto.
A fronte di tutto ciò, per tentare di sanare queste disfunzioni ed iniquità, avanziamo le seguenti proposte:

1 Deroga al vincolo triennale per la permanenza nella provincia di assegnazione (di cui art. 399 T.U.) per consentire ai migliaia di docenti del Sud, trasferiti al Nord, di effettuare domanda di mobilità dal prossimo anno sui posti liberati dai pensionamenti. Misura già prevista dalla L. 107/15 per gli assunti ante legem (comma 108) e che ci sembra corretto riproporre sia per sanare iniquità e regolarizzare la situazione che a fronte dell’anacronismo del vincolo per docenti titolari su ambito e incaricati triennalmente, quindi, di fatto, già svincolati dall’idea della continuità didattica.

2 Inclusione dell’organico di fatto nell’organico di diritto, in modo da ampliare il numero dei posti disponibili sia per la mobilità che per le prossime assunzioni. Misura che eviterebbe, specie per i posti di sostegno, che questi vengano annualmente coperti da supplenti privi di abilitazione e/o specializzazione, a fronte di docenti in possesso di titolo costretti a lavorare fuori sede.

3 Destinare alla didattica almeno due terzi dell’orario dei docenti assegnati su posto di potenziamento, favorendo la formazione di cattedre miste, come già suggerito dalle note del MIUR dell’11.12.2015 e 05.09.2016, purtroppo disattese. Misura questa da considerarsi provvisoria, in attesa di un progressivo assorbimento dell’organico di potenziamento che riteniamo non soddisfi l’obiettivo di un incremento qualitativo dell’offerta formativa, e quindi vada abolito a favore di altre iniziative debitamente programmate, a seconda delle reali esigenze delle singole scuole, e a cui venga corrisposto un compenso economico adeguato. Misure a tutto vantaggio di un incremento qualitativo dell’offerta formativa sarebbero: 1) diminuzione del numero degli alunni per classe in scuole di ogni ordine e grado; 2) Reintegro di ore e materie tagliate dalla Riforma Gelmini (non a caso il potenziamento le ha ampiamente richiamate dimostrando la loro necessità)

4 Consentire ai docenti assunti su posti di potenziamento, su quelle cdc non previste dal quadro orario dall’istituto da cui hanno ricevuto nomina, di passare su posto comune in istituti laddove la loro disciplina è prevista dall’ordinamento, al fine di evitare improvvise contrazioni, instabilità come offerte formative non affini ai profili scolastici.

5 Conferire titolarità su sede a tutti i docenti assunti a seguito della L.107/15, palesemente discriminati da una titolarità su ambito.

6 Introdurre il tempo pieno nelle scuole del Sud affinché ci sia uniformità su tutto il territorio nazionale e non si penalizzino proprio quelle realtà in cui il fenomeno dell’abbandono scolastico e del disagio è più cogente.

7 Mettere a sistema, intervenendo sui quadri orario, quelle discipline che si è deciso di potenziare in modo aleatorio come scienze motorie, arte, musica e lingue (in particolar modo nella primaria), ma anche geografia e diritto. La scuola ha bisogno di un potenziamento strutturale, programmato e non di misure una tantum.

8 Superare al più presto la misura del Bonus premiale che ha profondamente offeso la categoria, la quale ritiene questa iniziativa addirittura canzonatoria considerato il mancato rinnovo di contratti e aumenti stipendiali ridicoli a fronte di anni e anni di blocco dei salari, di richieste sempre maggiori legate al sacrosanto principio di una scuola dell’inclusione e che si arricchisca di attività e proposte. Negli anni, l’impegno richiesto ai docenti è diventato sempre maggiore ma in totale assenza di un suo doveroso riconoscimento economico. 

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