Ogni settimana in una delle 8.200 scuole italiane si verificano almeno un paio di aggressioni importanti ai docenti, per mano degli studenti o dei loro genitori, tanto da costringerli alle cure ospedaliere: il dato nazionale è stato reso pubblico dal capo della polizia, Vittorio Pisani, durante l’evento conclusivo dell’iniziativa “Nei panni di Caino per capire e difendere le ragioni di Abele” svolto a Roma nella Scuola superiore di polizia.
Pisani ha reso noto che tra il 1° gennaio 2023 e lo scorso mese di febbraio, quindi nel corso di un anno, “all’interno delle scuole medie superiori ci sono stati 133 casi di aggressione fisica denunciati, con gli insegnanti che sono andati in ospedale a farsi refertare”.
È significativo, ha sottolineato l’alto responsabile della polizia italiana, che “ben 70 di questi episodi sono stati commessi da studenti, ma è ancora più grave che l’altro numero dei casi sia stato commesso da genitori”.
Il capo della polizia ha anche specificato che “questi 133 casi non rappresentano solo il numero totale” perché “possiamo solo immaginare gli altri casi di aggressione che i docenti non hanno ritenuto di denunciare o non sono andati in ospedale a farsi refertare”.
Contro chi aggredisce il personale scolastico va avanti la “stretta” del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara: sta lavorando con il ministro della Giustizia Carlo Nordio ad una norma che contempli la presunzione di danno reputazionale da parte di chi aggredisce un dipendente scolastico, in modo da rendere automatico il risarcimento. Nel caso di minori dovranno essere i genitori farsene carico.
Inoltre, è stata prevista la difesa da parte dell’Avvocatura dello Stato e quest’ultimo è pronto a costituirsi parte civile nel giudizio penale.
“Toccando anche nel portafoglio chi è responsabile dell’educazione dei propri figli, forse un’inversione di rotta si riuscirà ad ottenere”, ha detto il ministro Giuseppe Valditara.
Intanto, in Gazzetta Ufficiale lo scorso 4 marzo è stata pubblicata la Legge n. 25/2024 contenente le “Modifiche agli articoli 61, 336 e 341-bis del codice penale e altre disposizioni per la tutela della sicurezza del personale scolastico”.
La nuova norma, entrata in vigore il 30 marzo, interviene sui numerosi episodi di violenza nei confronti del personale della scuola, esercitati non solo dagli studenti, ma anche dai loro familiari.
In particolare, l’articolo 1 prevede l’istituzione con apposito decreto di un Osservatorio nazionale sulla sicurezza del personale scolastico, con compiti di monitoraggio, studio, informazione e sensibilizzazione.
L’articolo 2 riguarda la promozione dell’informazione da parte del Ministero, mentre l’art. 3 istituisce la Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti del personale scolastico, che si celebrerà il 15 dicembre di ogni anno.
Gli articoli dal 4 al 6 intervengono sul codice penale: l’articolo 4, in particolare, modifica l’art. 61 c.p. (Circostanze aggravanti comuni) inserendo il n. 11-novies con un’ulteriore circostanza aggravante comune, consistente nell’”avere agito, nei delitti commessi con violenza o minaccia, in danno di un dirigente scolastico o di un membro del personale docente, educativo, amministrativo, tecnico o ausiliario della scuola, a causa o nell’esercizio delle loro funzioni“.
Il successivo articolo 5 apporta modifiche all’art. 336 c.p. (Violenza o minaccia a un pubblico ufficiale) introducendo il seguente comma: “La pena è aumentata fino alla metà se il fatto è commesso dal genitore esercente la responsabilità genitoriale o dal tutore dell’alunno nei confronti di un dirigente scolastico o di un membro del personale docente, educativo, amministrativo, tecnico o ausiliario della scuola”.
Infine, anche l’articolo 6 introduce la medesima circostanza aggravante all’art. 341-bis c.p. con riferimento al reato di oltraggio a pubblico ufficiale: pure in questo caso “la pena è aumentata fino alla metà se il fatto è commesso dal genitore esercente la responsabilità genitoriale o dal tutore dell’alunno nei confronti di un dirigente scolastico o di un membro del personale docente, educativo, amministrativo, tecnico o ausiliario della scuola“.
Sono in arrivo anche modifiche alle norme in vigore sulla valutazione del comportamento degli alunni contenute nel decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 62.
“Dobbiamo dare una risposta forte, lo Stato deve dimostrare di essere accanto al personale della scuola”, va ripetendo da tempo Valditara, che punta innanzitutto alla riforma del voto di condotta. Il disegno di legge – attualmente all’esame del Senato – prevede cambiamenti significativi nella valutazione del comportamento degli studenti: farà media e inciderà sull’esame di maturità, diventerà più influente e sarà considerato nell’arco dell’intero anno scolastico, anziché solamente per quadrimestre.
Comportamenti violenti o aggressivi nei confronti di docenti, studenti e personale scolastico peseranno molto di più: a fine anno scolastico, con il 5 lo studente sarà automaticamente bocciato, con il 6 rimandato e obbligato a seguire un corso di educazione civica.
Per chi viene sospeso, poi, non si chiuderanno più le porte della scuola: per sospensioni fino a due giorni, lo studente sarà coinvolto in attività di riflessione e approfondimento, culminanti nella produzione di un elaborato critico.
Per sospensioni più lunghe, quindi oltre i due giorni, verranno assegnate attività di cittadinanza solidale in luoghi indicati dalle scuole.
Il ministro pensa anche a un’azione incisiva sul fronte del supporto psicologico e psichico degli studenti: “dobbiamo affrontare le situazioni di disagio, dandovi attenzione particolare”.
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