La legge n. 107 del 2015 ha istituito il bonus premiale per gli insegnanti. Un’operazione che appare lesiva della dignità degli insegnanti, non tanto perché gli stessi rifiutino ogni forma di valutazione, quanto piuttosto per l’inefficacia di questa premialità ai fini del miglioramento della qualità della scuola e per l’arbitrarietà che comporta la distribuzione di una parte della retribuzione su queste basi; tutto ciò a fronte del congelamento del contratto (da otto anni) e addirittura della riduzione delle retribuzioni degli insegnanti che svolgono ruoli particolarmente complessi.
Infatti i docenti che svolgono ruoli importanti, senza i quali le scuole non potrebbero reggersi in piedi, vengono retribuiti in modo assai poco dignitoso: nel caso delle funzioni strumentali 260 euro netti l’anno, a fronte di un lavoro che può anche superare le 150 ore annuali, quando in passato il compenso previsto, già comunque inadeguato, era di tre milioni di lire.
Per quanto riguarda i formatori le ultime indicazioni ministeriali per la realizzazione del Piano Nazionale di Formazione (Documento di lavoro per lo sviluppo del Piano di formazione docenti 2016-2019. Allegato alla Nota Miur 9684 del 6 marzo 2017) fanno riferimento alla normativa del 1995 (D.I. n. 326/1995). Una retribuzione stabilita 22 anni fa! In alcuni casi poi le scuole polo degli ambiti territoriali hanno persino previsto compensi inferiori.
Come si può parlare di premio al merito se poi chi da decenni cura la propria formazione e la propria pratica, al punto da essere in grado di formare i propri colleghi, viene retribuito meno delle persone che forma.
Non solo la legge n. 107/2015 ha adottato provvedimenti sgraditi, perché giudicati da molti infondati e inefficaci dal punto di vista del miglioramento della scuola, ma il Governo persevera nell’umiliare la categoria degli insegnanti, il cui elevato prestigio sociale è invece indispensabile per una scuola di qualità, a partire da coloro che in altri Paesi vengono considerati elementi fondamentali e come tali rientranti in categorie stipendiali decisamente più elevate, per valorizzare il loro lavoro a la loro preparazione.
Tutto ciò è molto avvilente per quei docenti che vedono così svalutato il loro lavoro e il loro perdurante e appassionato impegno.