Precarius: der. latina; agg.: concesso per compiacenza, mendicato, malsicuro, effimero. Secondo l’accezione moderna si traduce con: ottenuto con preghiere, senza garanzie di stabilità né continuità nel rapporto di lavoro.
Il termine ‘precario’ rappresenta, in campo scolastico, il paradigma moderno dell’ incongruenza e del paradosso di una società a ‘cinismo avanzato’ a senso unico, una società in cui le prestazioni dei supplenti sono modellate seguendo il culto della ‘politica sindacalizzata’ e curvata seguendo la ‘politicizzazione’ del momento.
In poche parole, prima della L.107/15, ed in particolare dopo questa Legge (iniqua e sprezzante del merito e dell’anzianità di servizio), è scaturita una ‘glebalizzazione’ [cit.] dei docenti precari, con un encomio alla ‘flessibilità’ e ‘precarietà’ come modus vivendi di migliaia di docenti ghettizzati in GaE e GM, rigide gabbie perenni.
Il docente precario rappresenta un paradosso semantico moderno ed ingloba in sé ‘flessibilità liquida’ (incarichi saltuari) e ‘rigidità stantia’ (permanenza decennale in GaE o GM ).
La vita dei docenti in GaE si ritrova ad essere sempre in fieri…un λύω (sciolgo), un ῥέω (scorro) mai stabile e nel contempo statico, intorpidito dall’afasia di educatori delusi e stanchi che operano in una realtà che scorre, governo dopo governo, senza che questo si curi dei disagi esistenziali, contingenti e quotidiani cui la precarizzazione ci costringe anno dopo anno…per decenni.
Il docente-supplente sperimenta sulla propria pelle una precarietà assoluta, in pieno stile ‘new wave’, di vita ‘professionale’ controllata da lobby prevenute e predeterminate sulle scelte da fare, quando ci si adagia comodamente nella ‘stanza dei bottoni’.
Il docente precario è alienato in un contesto sociale gerarchico di stampo neo-feudale, un ‘homo-instabilis’, escluso dalla certezza e stabilità lavorativa del settore-Scuola Nazionale.
Si assiste, in tal guisa, al servo precarizzato e disarmato che, ad oggi, non è più rappresentato né politicamente né sindacalmente: il docente GaE o GM è solo, abbandonato alla propria muta sofferenza.
La ‘solitudine dei docenti GaE’ e GM è generata da due processori interconnessi: mancanza di rappresentanza Politica e Sindacale.
Noi docenti GaE e GM di centro/sud (in particolare Scuola Secondaria) siamo ignorati, dunque, dagli interessi della classe dominante.
Dalla lotta delle destre e delle sinistre è scaturito il tradimento totale e devastante nei confronti dei docenti precari, del loro ‘io sociale’.
I precari vivono un nazionalismo classista, oggi legato ad interessi ‘particolari’ che li relegano a funzione di ‘proletari tuttofare’ e ‘jolly del momento’.
Nell’era dell’Unione si è passati dalla liberazione dei popoli dal colonialismo, al cosmopolitismo di mercato sotto forma di merce, dai docenti ‘arruolati’ ai precari… sempre lì, a disposizione nel momento in cui occorrono, moderni schiavi al servizio della ‘cultura legittimata’.
Il settore-Scuola italiano, relativamente al precariato GaE e GM, sperimenta una ‘new left’ sprezzante, antimeritocratica, sorda e indifferente.
Ciò che risulta vergognoso e tragico è, dunque, che coloro che dovrebbero difendere i diritti dei deboli (i Sindacati) e coloro che dovrebbero rappresentare i cittadini avendone ricevuto mandato politico (i Parlamentari), trovino accordi clientelari e discriminatori a danno dei precari della Scuola.
Rivolgendomi direttamente al neo-Ministro e al nuovo Governo giallo-verde tutto, chiedo di porre fine all’abbandono cui noi docenti GaE e GM di centro/sud siamo stati relegati così a lungo.
Siamo a pochi passi dalla prossima Manovra di Bilancio nazionale e mi auguro, in qualità di docente-precaria-pluriennale, una rottura col passato, uno scardinamento delle ‘regole’ attuali, un serio investimento finalizzato ad un recupero del valore educativo-didattico dei precari ed un programmatico e rapido Piano di Stabilizzazione dei docenti GaE e GM.
Sarà, il novo establishment, il ‘cambiamento?
A ‘noi’ la sentenza.