“Ci sono degli insegnanti che svolgono questo mestiere come se fosse una vocazione, perché desiderano trasmettere le loro conoscenze ai giovani e stanno sempre dalla loro parte; ci sono però anche insegnanti che lo fanno come ripiego, non dando in questo secondo caso il massimo in aula verso i loro allievi”.
A dirlo è stato il nostro direttore Alessandro Giuliani, nel corso della trasmissione Radio Cusano Campus del 5 febbraio, commentando la complessità della professione e la decisione del Gip dei minori di condurre in carcere lo studente di 17 anni della provincia di Caserta che nei giorni scorsi ha colpito in faccia la docente di italiano con un coltello serramanico e la successiva autocritica della stessa insegnante, che a poche ore di distanza dall’accaduto ha detto “forse abbiamo fallito noi”.
“Coloro che svolgono questa professione col massimo impegno e per il bene dei loro alunni – ha ricordato Giuliani – sanno bene che ci sono delle complessità che a volte non si possono esplicitare e rendere pubblici, per ovvi motivi di riservatezza: sanno bene che certe reazioni, come quella di arrivare a sfregiare la propria docente con un coltello, pur nella loro estrema gravità, possono scattare a seguito di situazioni personali difficili che solo l’insegnante può davvero conoscere”.
“Molti insegnanti – ha continuato il nostro direttore – si sono schierati contro le affermazioni di autocritica della docente, sostenendo che il docente ‘non è un missionario, né un sacerdote che deve sempre perdonare’. Servirebbe, invece, maggiore cautela nel giudicare: a volte bisogna sapere come stanno effettivamente le cose, perché quando un alunno si comporta in modo violento, potrebbero esserci dei malesseri o delle problematiche, spesso familiari, a volte dei drammi, anche di salute, che portano il giovane a reagire in modo inconsulto. Quindi, se un’insegnante sostiene che la scuola può avere fallito, avrà avuto le sue ragioni”.
“Forse all’opinione pubblica e non è chiaro – ha detto ancora Giuliani – che un docente per arrivare all’assegnazione di un giudizio sintetico svolge un lavoro enorme”.
Per il nostro direttore, può essere considerato ancora più violento quello che è accaduto il mese scorso ad un professore di educazione fisica dell’istituto Vittorini di Avola, nel siracusano, che poco dopo aver rimproverato un suo alunno nel corso della lezione, si è visto piombare a scuola i genitori. I quali, non hanno esitato a prenderlo calci e pugni fino a rompergli una costola: “in quel caso i genitori hanno interferito sull’operato del prof, realizzando una vera invasione di campo. Con il docente che si è sentito ferito, spiazzato, arrivando a dire che dopo questa esperienza si sente di lasciare la scuola”, ha detto ancora il direttore.
Durante la puntata si è parlato anche dello stress correlato alle professioni dei dipendenti pubblici e del dossier sindacale che ha messo al primo posto dei disagi il rapporto con gli utenti (“nella lista delle motivazioni che portano a vere e proprie patologie da professionae, ci sono anche le molestie degli allievi”).
Si è affrontato poi il nodo della deroga ai pensionamenti a 67 anni, a partire da gennaio 2019, limitata ai docenti della scuola dell’infanzia: “è stata creata una bella discriminazione, perché non si capisce che differenza passa, almeno a livello di stress, tra l’avere in classe bambini di 5 anni e bambini di 7-8, quindi tra maestri di scuola dell’infanzia e primaria”.
Infine, si è parlato di contratto e delle ultimissime dichiarazioni dei segretari confederali che danno per imminente la firma al rinnovo: “dall’alto giungono segnali di chiusura, anche se – ha commentato Giuliani – diversi nodi a livello di categoria non sono stati sciolti, in particolare quello sulle sanzioni fino a 10 giorni ai docenti, comminabili direttamente dai presidi a differenza di quanto avviene oggi con queste possibilità ridotta al personale Ata, oltre che la possibile riduzione dei poteri del Collegio dei docenti”.
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