Per combattere dei numeri irrisori sull’assenteismo, il Governo vuole far rilevare la presenza dei docenti a scuola attraverso l’introduzione di sistemi atti a rilevare i dati biometrici: lo prevede il decreto legge Concretezza, in questi giorni alla Camera, dopo il via libera del Senato.
Tutto riscontrabile
Eppure, è difficile pensare che un insegnante possa abbandonare il posto di lavoro senza che nessuno se accorga. Diciamola tutta: è impossibile.
Una volta un insegnante di diritto, dalla battuta pronta, mi disse: “siamo la categoria più controllata al mondo, pur non dovendo timbrare il cartellino”. Come dargli torto? Un ritardo, un’uscita anticipata, un’assenza, anche di pochi minuti, è riscontrabile in tempo reale. Con una classe intera pronta a denunciare o testimoniare l’accaduto.
Per non parlare del collaboratore scolastico addetto al piano o di eventuali altri potenziali “testimoni” presenti a scuola, come i genitori, i colleghi, il personale Ata e via dicendo. Senza dimenticare l’attestazione di presenza sul registro elettronico.
Un caso ogni 15 mila
Stando così le cose, quale motivo può avere portato il ministro della Funzione Pubblica e i suoi consulenti a dire che anche nella scuola si adotterà, previo apposito decreto emesso dal Miur, un sistema di “verifica biometrica” e di video-sorveglianza per contrastare eventuali fenomeni di “assenteismo”?
Forse per non essere da meno rispetto ai lavoratori degli altri comparti, si è deciso di introdurre dei lettori di impronte e dell’iride? Forse.
Ma c’è dell’altro, perché oltre ad essere i più controllati, i lavoratori della scuola figurano anche tra i meno assenteisti: la percentuale media di casi di procedimento disciplinare si colloca tra i 60 e gli 80 casi l’anno. A fronte, è bene ricordarlo, di quasi un milione di docenti e Ata. Quindi, stiamo parlando di un caso ogni 10 mila – 15 mila lavoratori onesti.
E forse non è un caso che anche le assenze per malattia degli insegnanti risultino dimezzate rispetto a quelle fatte registrare dagli altri dipendenti pubblici.
Vale la pena?
Quindi, per stanare lo 0,001%, di “furbetti” assenteisti vale la pena spendere svariati milioni di euro (della collettività) per acquistare ed installare dei congegni sofisticati che serviranno a rilevare le impronte digitali, oltre che l’installazione di eventuali sistemi di video-sorveglianza?
Vale la pena formare e sottrarre dal lavoro ordinario almeno 8 mila assistenti amministrativi, diciamo uno per ogni scuola autonoma, che dovranno seguire corsi e spendere non poche energie e diverso tempo per andare a verificare i risultati derivanti delle registrazioni su centinaia di dipendenti che ogni giorni giungono a scuola?
Per i dirigenti è ancora più incomprensibile
Ma il paradosso più grande riguarda i dirigenti scolastici: per il ruolo che rivestono, infatti, il loro rapporto con il datore di lavoro, lo Stato, è di tipo fiduciario. Tanto è vero che, avvalendosi della pian autonomia organizzativa, non sono soggetti ad orari di servizio prefissati.
Fatto sta che anche per i capi d’istituto il decreto Concretezza prevede l’adozione di sistemi di “verifica biometrica” e di video-sorveglianza.
Non a caso, la stessa Anp, il primo sindacato dei presidi, ha già fatto sentire la sua voce in merito.