Stipendi maggiorati grazie a più ore settimanali di lezione assegnate al docente; contratti ai supplenti confermati per tre annualità consecutive su posti vacanti; un disegno di legge per permettere agli insegnanti di passare su un ruolo professionale superiore, sulla base della valutazione affidata ad una commissione che andrà a verificare esperienze e competenze acquisite: sono le particolarità che si riscontrano o che si vogliono introdurre nella provincia autonoma di Trento. A parlarne con La Tecnica della Scuola è Paolo Pendenza, dirigente scolastico di un istituto di Rovereto.
“Rispetto al resto d’Italia – ha detto il preside -, in Trentino negli ultimi decenni si è investito molto sull’edilizia scolastica: vi sono quindi edifici di qualità, anche nei piccoli paesi della provincia autonoma”.
Per quanto riguarda la didattica, “anche dopo gli ultimi due anni e mezzo contrassegnati dalla pandemia, gli studenti trentini hanno raggiunto livelli di apprendimento migliori rispetto a tutte le altre province italiane”.
A Trento anche la gestione delle supplenze è diversa: “grazie ad una riforma recentissima della giunta Provinciale – spiega Pendenza – un supplente viene assunto regolarmente e può rimanere nella stessa scuola per altri due anni, sempre qualora il posto rimanga libero”.
“Questo comporta benefici anche alla continuità didattica, perché il docente a tempo determinato può in tal modo portare avanti dei progetti all’interno della scuola”.
Ma le differenze che si riscontrano nella provincia autonomo sono anche altre: “nella nostra provincia – continua il preside – mediamente lo stipendio dei docenti trentini è un po’ più alto rispetto agli altri”.
E vi sono novità pure sul fronte della carriera: “l’Italia – sostiene Pendenza – è uno dei pochissimi Paesi a livello europeo in cui non esiste la possibilità tra i docenti di progredire. Nella provincia di Trento una commissione recentemente ha realizzato una proposta di legge, che verrà discussa nei prossimi mesi dal Consiglio provinciale, per introdurre una carriera dei docenti. La proposta si basa su tre ‘gradini’, tre livelli: il docente di ruolo base, poi quello esperto e infine quello con ancora più esperienza”.
“Il passaggio di livello – continua il ds – dovrebbe avvenire tramite la valutazione di esperienze e competenze, chi lo supera ha un riconoscimento sia giuridico sia formale. Sono previsti ovviamente aumenti anche di stipendio”.
Ma chi stabilirà se il docente merita di passare di ruolo? “Il meccanismo – risponde Pendenza – deve essere ancora definito, ma l’idea è che sia una commissione a livello provinciale”, la quale bandisca “una sorta di concorso, così da stabilire nel modo più imparziale possibile chi merita questi passaggi a livello superiore”.
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