È una decisione lecita tornare a scuola per un solo giorno, per interrompere un lungo congedo e poi riprenderlo: eticamente, però, è un atto più che discutibile.
A farlo intendere è Daniela Beltrame, direttore dell’ufficio scolastico regionale del Veneto, a commento della vicenda del docente dell’istituto “Severi” di Padova, tornato scuola dopo un periodo di congedo per un solo giorno per poi chiedere, subito, un secondo periodo di congedo, causando il licenziamento del supplente che si era dimostrato all’altezza della situazione (e poi l’impossibilità a richiamarlo per coprire lo stesso posto).
“Dal punto di vista normativo – scrive l’Ansa – il docente è a posto. Ha fruito di quanto previsto per i congedi, come ha ricordato la stessa dirigente scolastica. La sua posizione è incontestabile. Spiace che poi di fatto la situazione crei un disagio nella scuola”.
C’è una certa amarezza nelle parole di ‘Caso’ che ha portato la dirigente dell’istituto a scrivergli una lettera chiedendogli il perché del ritorno.
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Il direttore Beltrame, senza entrare nello specifico della vicenda, fa un ragionamento di carattere generale relativo ai possibili disagi che l’applicazione di norme che riguardano in generale il pubblico impiego può creare in un ambiente come quello scolastico “dove non è che oggi può esserci un professore e domani un altro”, parlando del rapporto che si instaura, anche a livello di reciproca conoscenza, tra docenti e studenti.
“Nella scuola – conclude – l’uso di diritti pur legittimi può creare un disagio enorme nella continuità didattica”.
Come dire: ci sono delle leggi non scritte che i certi lavoratori farebbero bene a rispettare. Soprattutto quando si tratta di insegnanti e a pagarne le conseguenze sono gli alunni. Ma della continuità didattica, evidentemente, interessa solo quando si esplicitano i buoni propositi: la realtà, purtroppo, è un’altra cosa.
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