L’Esecutivo dell’Eliseo, dopo aver aggiornato e varato nuovi provvedimenti normativi circa le pensioni, i relativi pagamenti ed altre misure sociali emergenti, è costretto a fronteggiare un’ondata di proteste alla francese: organizzazione, puntualità, occupazioni, sit-in, slogan. I docenti, in particolare, non ci stanno: l’applicazione di tali misure, oltre ad un pensionamento più tardo, varrebbe a dire il pagamento di maggiori contributi nel corso del tempo in funzione del medesimo ammontare percepito non appena si subentrerebbe in pensione. L’inflazione e la polverizzazione del potere d’acquisto, oltre ad essere responsabili dell’innalzamento generale dei prezzi delle materie prime, sono la causa di forti tensioni sociali tra Eliseo, associazioni di categoria, lavoratori e semplici cittadini (studenti e disoccupati) che si uniscono a scioperi e movimenti di protesta per richiedere interventi urgenti, concreti, strutturali ed efficaci al fine di evitare una catastrofe.
La Francia ha assistito a una seconda ondata di proteste e scioperi contro i piani del presidente Emmanuel Macron di aumentare l’età pensionabile da 62 a 64 anni. I cortei antigovernativi sono stati altrettanto importanti, massicci e numerosi più del primo giorno di azione. Il Ministero dell’Interno, in una nota dedicata, ha reso noto che più di 1,27 milioni di francesi hanno preso parte alle proteste dell’ultima settimana, una cifra più alta rispetto a 12 giorni fa. Otto sindacati chiave hanno preso parte allo sciopero, che ha interrotto scuole, trasporti pubblici e raffinerie di petrolio mandando in tilt gli approvvigionamenti presso alcuni stabilimenti e poli industriali. Il sindacato CGT ha affermato che mezzo milione di manifestanti si erano radunati solo a Parigi, anche se le autorità hanno stimato ufficialmente il numero a 87.000: CGT ha reso noto che circa 2,8 milioni di francesi hanno fatto sentire la propria voce. Di questi quasi trecentomila (288.100) sono docenti delle scuole primarie e secondarie. Il governo di Macron sta portando avanti le sue riforme dell’età pensionabile dinanzi a sondaggi sfiducianti, che sostengono che due terzi degli elettori sono definitivamente restii ai cambiamenti, che verranno proposti, come da procedura, all’Assemblea Nazionale già dalla prossima settimana.
Al centro delle battaglie dell’esecutivo a guida Centrodestra figura Quota 100, valida anche per i lavoratori della scuola e per il personale ATA. Tra i requisiti ufficiali per il comparto scuola possono presentare domanda di pensione con quota 100, come definito dal MI, docenti, dirigenti e ATA con 62 anni di età e 38 di contributi maturati al 31 dicembre 2021. Invece, chi volesse avere accesso a quota 102, deve aver maturato 64 anni di età e 38 di contributi entro il 31 dicembre 2022. Numerose le opzioni proposte per l’accesso alla pensione: vecchiaia al 1° settembre 2023 (67 anni di età al 31 agosto 2023 (d’ufficio) o al 31 dicembre 2023 (a domanda) con minimo 20 anni di contributi oppure 66 anni e 7 mesi di età al 31 dicembre 2023 e anzianità contributiva minima di 30 anni al 31 agosto 2023), APE e impieghi gravosi (requisiti entro il 31 dicembre 2023 e in particolare, quelli contributivi in base al sesso – 41 anni e 10 mesi per gli uomini, un anno in più per le donne), opzione donna (58 anni di età e 35 di contributi versati). Per presentare la domanda, docenti, Dirigenti Scolastici e personale scolastico sono invitati a recarsi sulla piattaforma POLIS del MI. I docenti ed il personale in servizio all’estero si possono rivolgere all’ufficio territorialmente competente in formato analogico o digitale, pertanto sono esclusi dall’accesso alla piattaforma in oggetto.
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