Di fronte al rischio di demolizione di alcuni nostri diritti, di fronte all’esclusione materiale di noi docenti in ruolo di infanzia e primaria dalla partecipazione al PAS, riteniamo che sia giunto il tempo di organizzare una reazione consapevole ed efficace.
Proponiamo in primo luogo alle forze politiche di poter trovare una soluzione che ponga rimedio alla drammatica lacerazione che si verrebbe a creare nel tessuto della categoria docente qualora noi, soli tra gli insegnanti di ruolo, dovessimo trovarci esclusi dai percorsi PAS con la scusa, in astratto, che non disponiamo di servizio alla scuola secondaria ma con la fattualità concreta che, così procedendo, verrebbe ad attestare un’evidenza: il servizio prestato alla scuola primaria o dell’infanzia è un che di “minore” rispetto a quello prestato nella scuola secondaria, tanto da non poter consentire, nonostante l’annosa esperienza lavorativa che molti di noi possono vantare, quel progresso di carriera che ci spetta di diritto e che solamente un’abilitazione potrebbe permettere.
Non ci dilungheremo molto riguardo i nostri numerosi titoli di studio giacché, lo si sa, allo stato attuale, per poter essere un docente di ruolo in infanzia e primaria e, ad un tempo, aspirare ad una posizione lavorativa nella scuola secondaria, occorrono ben due lauree.
Osservando l’attuale bozza di decreto ci si potrebbe anche sentir dire: a voi pure docenti, di scuola primaria, è data la possibilità di lavorare nella secondaria, potete infatti accumulare servizio in detto ordine fruendo dell’art.36. In tal maniera, dopo tre anni, eccovi belli e pronti a poter essere inclusi nel PAS.
A detta obiezione rispondiamo che fruendo dell’articolo 36 torneremmo nella posizione lavorativa tipica dei precari, rinunziando così ad una gran parte di diritti di cui, in quanto insegnanti in ruolo, normalmente dovremmo e potremmo godere. A ben guardare si genererebbe così la paradossale aporia tale per cui per poter fruire di un diritto, quello cioè di progredire di carriera mediante il PAS, si dovrebbe, ad un tempo e per diversi anni, aver precedentemente rinunziato ad una serie di diritti che ci spettano perché dipendenti di ruolo nello Stato.
Non nascondiamo la sorpresa ed insieme lo sconforto che ha suscitato in noi la distinzione tra servizio prestato nella scuola secondaria e nella scuola primaria quando, invece, le uniche distinzioni di servizio, che poi vanno anche a determinare il punteggio nelle diverse graduatorie, sono quelle tra servizio specifico e non specifico.
Noi docenti in ruolo della scuola primaria e dell’infanzia ci troviamo qui oggi a rivendicare fortemente il diritto, parimenti e nelle medesime condizioni dei docenti in ruolo nella scuola secondaria, di poter aspirare a mutare e costruire il nostro avvenire lavorativo.
Ci teniamo a precisare che l’obiettivo di queste poche righe non è quello di polemizzare contro i docenti in ruolo della scuola secondaria, ne’ quello di contrapporci ai docenti precari, poiché la sofferenza e lo scoramento collegati al precariato ci sono ben noti, ma di incitare le forze politiche e sindacali a trovare un percorso che possa andare a favore della totalità degli insegnanti e che, ad un tempo, sia capace di aprire la strada ad un futuro lavorativo diverso e più positivo per tutti i docenti di questo Paese.
Sappiamo che con il giusto buon senso tutte le forze politiche e sindacali adesso in gioco saranno capaci di sanare e ricucire le fratture presenti nella classe docente e che la nostra uscita dall’attuale situazione non sarà solo un miraggio.
Coordinamento Docenti Ingabbiati Infanzia e Primaria
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