Dopo la Cisl, anche i sindacati di base si dichiarano contro i migliaia di docenti non più idonei all’insegnamento, per motivi di salute, quasi sempre legate a disagi psichici, che a seguito della manovra economica estiva verranno presto ricollocati come tecnici o impiegati dello Stato al fine di far risparmiare al Governo almeno 100 milioni di euro. Per questi docenti il passaggio al ruolo impiegatizio comporterà l’abbandono di tutte le funzioni tipiche dell’insegnante, come l’autonomia didattica e l’orario ridotto, e l’acquisizione dei doveri professionali del personale amministrativo e tecnico: manterranno, tuttavia, almeno nei primi anni di acquisizione del nuovo ruolo, lo stipendio da insegnanti e gli scatti automatici previsti dal contratto nazionale del lavoro.
Per i Cobas si tratta di un vero e proprio “declassamento ad amministrativi”. Inoltre sostengo che “né la manovra estiva che ha introdotto la regola, né il successivo decreto ministeriale prevedono alcun obbligo” di presentazione della domanda di ricollocazione. “Per questo motivo – sottolineano – i docenti non hanno firmato la domanda e hanno inviato una diffida perchè non possono essere rimossi senza giusta causa”. I Cobas ribadiranno questi concetti il 23 settembre davanti al ministero dell’Istruzione, dove si sono dati appuntamento per un sit-in di protesta.
Qualche giorno fa anche la Cisl Scuola aveva espresso tutte le sue perplessità per “un intervento unilaterale su temi come questo, su cui devono valere le prerogative della contrattazione”. Secondo il sindacato confederale siamo di fronte ad una soluzione “davvero abnorme”, che parla “di un utilizzo forzoso esteso addirittura a regione diversa da quella di servizio; si tratta di un’ipotesi – sempre per il sindacato di Scrima – senza precedenti”.
I sindacati sanno bene, evidentemente, che i trasferimenti di mansioni e di sedi potrebbero riguardare sempre più docenti. Se da più parti si sostiene che sarebbero solo 4-5mila i docenti a rischiare di diventare impiegati, alcuni esperti ritengono che le commissioni mediche nominate dalla Asl per reputare la compatibilità con l’insegnamento potrebbero presto ritrovarsi a trattare molti più casi: secondo Vittorio Lodolo D’Oria, medico ematologo, autore di diversi studi in materia, sarebbero almeno il 3 per cento i docenti (quindi circa 25.000) ad essere affetti da patologie psichiatriche, quasi sempre derivanti dal cosiddetto burnout, a cui va aggiunto un altro 10 per cento (circa 80.000) che mostra segni palesi di stanchezza e spesso di depressione.
Intanto la macchina organizzativa per la ricollocazione (anche se non definitiva) dei docenti si è messa in moto. Ieri sono scaduti i termini per presentare la domanda e nei prossimi giorni gli uffici periferici del Miur provvederanno a verificare la disponibilità di posti liberi. Nel caso i cui non vi fossero vacanze nella provincia (eventualità comunque improbabile) si provvederà alla mobilità coatta presso zone più lontane. In ultima analisi è previsto lo spostamento “intercompartimentale, transitando – spiega la legge n. 111 – obbligatoriamente nei ruoli del personale amministrativo delle Amministrazioni dello Stato, delle Agenzie, degli enti pubblici non economici e delle università”. Un’eventualità che, se applicata per qualcuno, creerebbe un precedente di mobilità forzata (anche a migliaia di chilometri da dove si risiede) che per il mondo della scuola non ha precedenti.
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