Personale

Docenti italiani, ai più ricchi 2mila euro al mese: ai “paperoni” d’Europa stipendi da 35 miliardi!

Gli insegnanti in Italia guadagnano davvero poco. Il docente che ha la possibilità di confrontare il suo stipendio con quello di un impiegato statale scoprirà che in media percepisce tra i 300 e i 400 euro lordi in meno al mese. Se poi guarda oltre frontiera il divario stipendiale diventa ancora maggiore, soprattutto sul finire della carriera e se il confronto scatta con gli insegnanti colleghi che lavorano Paesi del Nord Europa o con i più vicini di terra tedesca.  

Se il confronto esce dai confini professionali, però, può diventare a dir poco umiliante. Anche i lavoratori più pagati potrebbero impallidire. Soprattutto perché la “forbice” sta diventando sempre più grande.

Parliamo dei cinque uomini più ricchi dell’Unione europea, le cui entrate dall’arrivo del Covid sono lievitate di 5,7 milioni l’ora: sono passate da 244 ai 429 miliardi del 2023 (+76%), che corrisponde ad oltre la metà del budget per l’istruzione nei Paesi europei. Il 99% della popolazione europea è diventato invece più povero. E tra questi ci sono anche gli insegnanti: guadagnano, mediamente, poco più di 30mila euro l’anno, i neo assunti attorno ai 25mila, e se si considera l’inflazione la cifra ha anche un potere d’acquisto sempre più sgonfiato.

A beneficiare di queste ricchezze potrebbe essere anche la società: secondo una stima contenuta nel capitolo del rapporto Oxfam sulla disuguaglianza dedicato all’Unione Europea, con una tassa sul patrimonio sui multimilionari Ue tra il 2 e il 5% si potrebbero infatti raccogliere qualcosa come 286,5 miliardi l’anno, pari a circa il 40% del fondo di ripresa del territorio che fa capo a Bruxelles.

Nel complesso, l’Unione europea, nonostante che rappresenti meno del 6% della popolazione mondiale, ospita il 15% dei miliardari mondiali e il 16% della ricchezza miliardaria globale.

Sempre dal 2020, i miliardari nell’Unione hanno aumentato la loro ricchezza accumulata di un terzo, raggiungendo lo scorso anno i 1.900 miliardi di euro.

“Letteralmente – ha detto Chiara Putaturo, esperta fiscale Ue di Oxfam -, ogni ora in cui i governi non agiscono vale milioni, e l’Ue non fa eccezione. Una tassa patrimoniale europea è vitale per impedirci di cadere in una nuova era di supremazia miliardaria. Tassando equamente i più ricchi d’Europa, l’Ue possiede la chiave per iniziare a ridurre il divario tra loro e il resto di noi”.

Il rapporto di Oxfam mostra anche una ‘guerra alla tassazione’ da parte delle multinazionali. Nell’Ue, l’aliquota dell’imposta sulle società è scesa dal 32,2% nel 2000 al 21,5% nel 2023.

Infine, appena il 4% delle 1.600 aziende più grandi rende pubbliche la propria strategia fiscale globale e le imposte sul reddito societario pagate in tutti i Paesi.

Alessandro Giuliani

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