I lettori ci scrivono

Docenti italiani discriminati fino a fine carriera

A proposito del vergognoso termine del 31 ottobre per le domande di Quiescenza dei Docenti, evidentemente studiato per non far accedere (attraverso un eventuale ritocco alla riforma Fornero, rinviato in modo lapalissianamente strumentale) al MERITATO riposo una categoria di lavoratori trascurata, “umiliata e offesa”, riteniamo necessario ed urgente ribadire che sarebbe molto più equo rinviare tale termine al 28 febbraio 2022, come per i Dirigenti Scolastici, al fine di ripensare alle oltremodo biasimevoli attuali proposte che porrebbero gli Insegnanti Italiani sempre più in basso nella scala sociale europea dei diritti e della dignità violati.

La proposta di Tridico, ragionevole nell’età pensionistica fissata tra 62 e 64 anni, si è rivelata un boomerang attraverso l’odioso ricatto di dover cedere i propri DIRITTI ACQUISITI del Trattamento Misto in favore di quello Contributivo! Nel resto d’Europa (e la Francia ce lo insegna con i suoi 62 anni pensionabili), a nessuno viene in mente di depredare i propri lavoratori della sudata e già striminzita pensione, in cambio di qualche anno di anticipo, che è considerato ANTICIPO SOLO IN ITALIA: nel resto d’Europa 62-64 anni sono l’età normale per andare in pensione! Ma i nostri politici fanno raffronti con l’Europa solo quando sono a sfavore dei cittadini italiani!!!

Nemmeno l’APE social è stata proposta in modo da porre rimedio all’assurda pretesa di far lavorare i Docenti italiani fino a 67 anni. Sia chiaro: Si può parlare di lavori gravosi o usuranti finché si parla di 56-58 anni di età pensionabile, ma non si può proporre nella lista dei lavori usuranti solo le maestre della scuola dell’ infanzia, non comprendendo anche i professori di Scuola secondaria di I e II grado. Se è sicuramente usurante badare e insegnare ai bambini fino a 67 anni, insegnare ai nostri preadolescenti e adolescenti di oggi, in classi di 29 alunni, non è certo una passeggiata di salute!!!

Chiedetelo al Professore Lodolo D’Oria, i cui studi hanno ampiamente dimostrato i gravi danni arrecati alla salute da una professione, come la nostra (oltretutto sottopagata rispetto al resto d’Europa!) che altre statistiche hanno definita la terza maggiore causa di tumori causati da stress, dopo quella dei piloti d’aereo e dei componenti delle Forze dell’ordine.

E’, pertanto, urgente stabilire un tetto massimo anagrafico di 62-64 anni, oltre il quale non sussista più l’obbligo di permanenza in servizio, almeno per i Docenti non universitari.

E bisognerebbe SUBITO MODIFICARE IL TERMINE ULTIMO DI PRESENTAZIONE DELLE DOMANDE DI QUIESCENZA INCREDIBILMENTE FISSATO AL 31 OTTOBRE 2021, possibilmente equiparandolo al termine dei Dirigenti scolastici al 28 Febbraio (il 30 novembre proposto dalla CGIL ci sembra del tutto insufficiente!), permettendo, così, il varo di una riforma che tenga nella giusta considerazione la DIGNITà PROFESSIONALE DI UNA CATEGORIA CHE è GIà STATA TROPPO BISTRATTATA NEL CORSO DI QUESTI ULTIMI DECENNI, consentendole di essere posta in quiescenza ad un’età in cui si è ancora in grado di svolgere il proprio lavoro in modo dignitoso, cioè non oltre i 63-64 anni e di non dover subire vergognosi tagli da aggiungersi a mortificanti stipendi e pensioni attuali!!!

Davide Ossenti

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