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Docenti italiani sempre più anziani, il riscatto della laurea è una chimera e arrivano in pensione a 70 anni con oltre 43 anni effettivi di contributi

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Con la legge di bilancio 2025 c’è un dato sociologicamente importante che emerge con assoluta chiarezza, si tratta del dato riferito all’allungamento della carriera dei docenti italiani. Con questa legge di bilancio si è predisposto l’aumento dell’età anagrafica per la pensione di vecchiaia e si è aperta la strada per portare questa età, per adesso solo su base volontaria, fino ai 70 anni. In buona sostanza si rafforza l’idea di avere docenti sempre più anziani che alla fine del loro percorso lavorativo avranno accumulato oltre i 43 anni di contributi.

Legge di bilancio 2025 e l’età per la pensione

La legge di bilancio 2025 introduce l’opportunità del pubblico dipendente, quindi anche per i docenti, di rimanere in servizio anche successivamente al compimento dei 67 anni e, comunque, non oltre i 70 anni. La permanenza in servizio oltre il limite massimo di 67 anni, deve essere richiesta a domanda, ma serve anche il via libera dell’Amministrazione in base a precise esigenze di soprannumero e turnover.

Nella nuova legge di bilancio esiste, in modo totalmente evidente, l’obiettivo di incentivare la permanenza in servizio dei lavoratori pubblici e quindi anche dei docenti, concedendo a chi richiede volontariamente di permanere in servizio oltre i 67 anni di età anagrafica, un assegno stipendiale più ricco e sostanziono, senza nessuna trattenuta previdenziale in busta paga. Di particolare interesse è l’inalzamento dell’età pensionabile da 65 a 67 anni, per coloro che vengono collocati a riposo d’ufficio avendo raggiunto il massimo contributivo.

Riscatto degli anni di laurea

C’è da dire che per quanto riguarda il riscatto degli anni di laurea, per chi ha richiesto tale procedura dal 2006 in poi, il pagamento è talmente oneroso che quasi nessuno ne accetta le condizioni richieste dall’INPS. Nella migliore delle ipotesi vengono richiesti per 4 anni di laurea, almeno 30 mila euro, ma se la richiesta è stata avanzata dopo il 2010, le cifre aumentano notevolmente arrivanto anche a richieste che superano i 50 mila euro. Tale riscatto, anche se molto oneroso, potrebbe avere un vantaggio se gli anni di laurea sono stati svolti prima del 1996, ma anche se l’aspettativa di vita è almeno di dieci anni dopo la pensione. Mentre il riscatto di laurea per le nuove generazioni, sicuramente è meno oneroso, ma anche meno conveniente al fine di una maggiorazione nell’assegno pensionistico.

Progressione di carriera e ultimo scatto

La progressione di carriera dei docenti è composta da sei scatti stipendiali, per la precisione questi sono: la prima classe indicata con “0” è quella che va da 0 ad 8 anni, la seconda è quella che va da 9 a 14 anni e si indica nel cedolino con 9, la terza va da 15 a 20 anni e si indica con 15, la quarta va da 21 a 27 anni e si indica con 21, poi c’è la classe stipendiale 28 che va da 28 a 34 anni ed infine c’è la sesta ed ultima classe che è la 35 fino alla pensione.

Molto spesso i docenti arrivano a svolgere oltre i 43 anni di servizio, quindi l’ultima classe stipendiale ha un’ampiezza temporale superiore rispetto le altre classi stipendiali la cui durata temporale è di 6 anni.

Per quanto suddetto, c’è chi chiede una nuova classe stipendiale al compimento dei 40 anni di servizio, ovvero la classe stipendiale “41”.

Lucio Ficara

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