Come Coordinamento abbiamo seguito il Question Time del Senato e siamo profondamente delusi che la battaglia che portiamo avanti da quasi due anni sia ritornata a un nulla di fatto.
Il ministro Bussetti ha detto molte inesattezze frutto di grande incompetenza in materia: innanzitutto è partito dal presupposto che il jazz sia un percorso specialistico e che al liceo si insegnino gli strumenti nella loro genericità.
Di fatto non è così perchè l’insegnamento è dato solo a docenti di classica che fanno a loro volta studiare agli allievi “musica classica”: ma il Ministro come può ignorare che anche questa è una specificità? Ancora a danno, propone di inserire tutti nella A-55, sia classici che jazz. Un bel minestrone che lede la dignità di entrambi gli insegnamenti con conseguenze irriparabili sulla qualità dei percorsi e sulla formazione degli studenti italiani (coloro che pagheranno il prezzo maggiore).
Ciò che ci contraddistingue maggiormente come percorso di studi sono le tecniche improvvisative. Nella classica non è minimamente ponderato.
Per fare un paragone: è come se Bussetti avesse proposto di accorpare tutti gli insegnanti di lingue insieme nella stessa classe di concorso a prescindere che insegnino inglese o francese…un’unica classe di concorso denominata “Lingue”.
Oltre a questo, uno strumento come il basso elettrico, a quale strumento classico lo associamo??? Inoltre, attualmente i programmi del concorso per gli strumenti musicali sono esclusivamente su contenuti di musica classica (nel Decreto è specificato: dal barocco al contemporaneo), quindi anche se a detta di Bussetti potremo accedervi, saremo di fatto penalizzati perchè sarebbe come far fare il concorso a un laureato in inglese su francese.
Ve lo immaginate un cantante jazz che deve essere valutato per come canta un’aria d’opera? Pretendiamo allora anche il contrario: al concorso facciamo suonare ad un musicista classico un brano jazz (con improvvisazione inclusa) e con giudizio espresso però da una commissione di musicisti jazz.
E se anche qualche jazzista per assurdo superasse il concorso, come è cosa mai potrà insegnare ad un ragazzo che vuole invece studiare classica? viceversa: cosa insegnerà un classico ad un ragazzo che vuole studiare jazz? Nonostante ciò il Ministro, confermando la sua desolante ignoranza in materia, mescola tutti i docenti nella stessa classe di concorso.
Dunque, abbiamo capito che il prossimo anno scolastico, i ragazzi non potranno, per la seconda volta, iscriversi agli strumenti jazz. Alcuni di loro ci hanno contattato piangendo dopo aver ascoltato la risposta sconcertante di Bussetti.
Lui ha detto che “attenzionerà la questione degli strumenti jazz” ma nell’ambito di una riforma più grande sui licei musicali…ci sembra una promessa di Pulcinella: si doveva intervenire subito.
La prima conseguenza sarà la riduzione degli iscritti ai corsi di jazz in Conservatorio in quanto solo chi potrà permettersi un insegnante privato potrà avere la preparazione adeguata per accedere all’esame di ammissione.
Ci dissociamo quindi dalle affermazioni del Ministro che non conosce evidentemente a sufficienza il campo dell’istruzione musicale credendo che l’unica differenza tra “jazz” e “classica” sia solo una questione di repertorio e supportiamo invece la richiesta che oggi la Senatrice Loredana Russo ha esteso al Ministro.
La ringraziamo quindi per averci messo la faccia e ringraziamo anche tutti gli altri Senatori ed Onorevoli che hanno sottoscritto l’interrogazione. In Conclusione, conveniamo purtroppo che il Ministro è come se avesse affermato che esistono diplomi Afam di serie A e altri di serie B.
I diplomati classici potranno insegnare in molti ordini e gradi della scuola, mentre i jazzisti solo al Conservatorio dove per altro non serve una laurea per insegnare, ma altri parametri come i titoli artistici.
Emerge quindi un’altra amara considerazione: il Ministro Bussetti non si è reso conto di aver messo in discussione, screditando, il valore dei nostri diplomi jazz a causa della incostituzionale disparità di trattamento che stiamo subendo; aumentando di conseguenza l’attrito tra diplomati classici e jazz e generando una “guerra tra poveri”. Non è quindi cambiato nulla.
Il problema resta politico. Gli avvocati continueranno a guadagnare portando avanti vertenze per colpa di vuoti legislativi volutamente incolmati e i tribunali continueranno a produrre sentenze personali che non aiuteranno a cambiare la situazione di una classe di insegnanti, ma a seconda dell’esito positivo o negativo della sentenza aiuteranno talvolta uno o porteranno talvolta svantaggio ad un’altro senza un filone legislativo che abbia un senso logico.
La questione quindi non finisce qui. Adesso siamo più arrabbiati di prima.
Il “Coordinamento nazionale per il ripristino del Jazz nei Licei Musicali”
Alfina Scorza
Adriana Isoardi
Stefano Luigi Mangia
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