Basta con gli insegnanti “anta”: la scuola ha bisogno di docenti under 30. È questo il motto del ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, che infatti sta stravolgendo il reclutamento che il Pd aveva approvato nel 2015 con la Buona Scuola e i decreti legislativi a seguire.
“Vorrei avviare nuove procedure di reclutamento degli insegnanti: non possiamo permetterci di avere docenti che diventino di ruolo dopo i 30 anni”, ha spiegato detto il responsabile del Miur ospite della videochat di Skuola.net.
In effetti, l’età media dei nostri insegnanti ha raggiunto livelli record: due su tre hanno ormai oltre 50 anni.
Va anche detto, però, che nelle liste di attesa vi sono decine di migliaia di precari, anche abilitati, che i 30 anni li hanno superati da un pezzo.
Il progetto di rinnovamento di Bussetti ha già trovato spazio nella proposta di legge di bilancio 2019 ora all’esame del Parlamento: via il percorso FIT, “formazione iniziale e tirocinio”, che era previsto di durata triennale.
Per fare il docente bisognerà passare necessariamente il concorso ordinario, al quale saranno ammessi i laureati con piano di studio idoneo all’insegnamento che hanno conseguito 24 crediti formativi in discipline antropo-psico-pedagogiche ed in metodologie e tecnologie didattiche.
E l’immissione in ruolo arriverà dopo un anno di formazione e prova, ripetibile una sola volta.
I concorsi verranno svolti a livello regionale, con gli idonei-abilitati che avranno due anni di tempo per essere immessi in ruolo sui posti messi a concorso una sola classe di concorso per ordine di scuola più il sostegno.
I vincitori del concorso saranno assegnati ad una scuola in cui devono mantenere l’obbligo di permanenza per cinque anni (compreso l’anno di prova).
Come insegneranno i nuovi docenti? Di sicuro, ha spiegato il ministro, “non bisogna confondere la didattica con la metodologia”, perché è “la didattica deve cambiare”.
“Le novità nasceranno attraverso la sperimentazione e una didattica educativa che gli insegnanti già in molti casi adottano, le classi di oggi non sono più quelle di 30 anni fa. L’insegnante non lavora più da solo ma in team, famiglia compresa. Il sistema scuola non può essere autoreferenziale”.
Sui docenti che continuano ad essere vessati da prepotenze e aggressioni, il ministro ha detto “Ogni caso è a se e va condannato”.
E ancora: “la mancanza di rispetto nei confronti del docente è intollerabile. Poi l’aspetto relazionale va migliorato”.
Agli studenti il ministro ha lanciato un messaggio: “Mai aver paura ragazzi, credete in voi stessi sempre. Sono un ministro che svolge il suo ruolo: il mio desiderio è servire la scuola per migliorarla, lavoro per gli studenti, lo studente, fin da piccolo, è al centro del mio mandato. E deve essere sostenuto, sempre”.
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