Dite che tanti docenti sono stati trasferiti, spostati di sede, che non hanno saputo o potuto dire no all’assunzione lontano da casa. Ma non che li hanno “deportati”. La contrarietà all’espressione, utilizzata da diversi docenti assunti con la Buona Scuola per definire la loro situazione, è stata respinta suo tempo dell’allora ministra dell’Istruzione Stefania Giannini. Ora, a piccarsi è l’attuale titolare del Miur Valeria Fedeli.
Nel corso dell’annunciata visita in Sardegna, in particolare a Cagliari, in occasione dei festeggiamenti per i 70 anni del Centro universitario sportivo, un gruppo di insegnanti ha consegnato una lettera alla ministra, per sottolineare la loro condizione di laureati di ruolo, ma assegnati in sedi fuori provincia e regione.
“La leggerò attentamente”, ha detto la ministra, mentre uno degli insegnanti ha fatto presente che ci sono “3.500 cattedre scoperte assegnate a precari neppure abilitati”.
“Il presidente della Regione me ne parlerà”, ha risposto la titolare dell’Istruzione, raccontano le agenzie di stampa.
Il colloquio è diventato teso, però, quando un altro docente ha parlato di “deportazione”. A quel punto la Fedeli ha cambiato espressione, bacchettando l’insegnante: “Non usiamo questa terminologia appartiene a un periodo storico molto pesante, il linguaggio è importante soprattutto a 80 anni dalle leggi razziali”, ha sottolineato la ministra.
Successivamente, dopo il il taglio del nastro per l’inaugurazione di una sala studio del Cus, ha risposto ai giornalisti sull’articolo 34 della Costituzione che tutela la famiglia e che verrebbe in qualche modo violato destinando i docenti in luoghi diversi dalla propria residenza. “La Costituzione e la scuola hanno una finalità fondamentale che è l’educazione e l’insegnamento ai ragazzi e alle ragazze. La funzione docente è fondamentale e va esercitata con competenza, professionalità, dedizione e passione”, ha concluso la responsabile del Miur.
Per completezza, ricordiamo che, oltre alle assunzioni fuori regione, che hanno colpito soprattutto i docenti immessi in ruolo con la fase B del piano straordinario della Buona Scuola, le lamentele verso il Miur derivano anche dal fatto che nel corso dell’ultimo anno scolastico, pur in presenza di posti vacanti e disponibili, non è stata concessa la possibilità (al contrario del 2016) di attuare assegnazioni provvisorie su posti di sostegno senza specializzazione. E nemmeno sulla propria disciplina qualora non vi siano condizioni familiari che ne determinino l’urgenza.
La prossima estate, salvo improbabili ripensamenti da introdurre nel contratto specifico per le utilizzazioni e le assegnazioni provvisorie annuali, si dovrebbe confermare questa linea.
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