Una richiesta per un piano di rientro per i docenti costretti a stare lontano dalla Sardegna, o comunque nelle province dell’isola anche a 200 chilometri da casa, è stata presentata dal comitato “docenti di ruolo fuori regione e fuori provincia” durante un incontro con alcuni candidati sardi alle prossime politiche.
“Insegnanti di ruolo oggi – questo un passaggio del documento rilanciato dall’Ansa- ma che sono stati precari per decenni e che con un’età media intorno ai 50 anni si trovano in condizioni di disagio economico ed esistenziale, a due anni dall’assunzione che si è rivelata una vera e propria ingiustizia, fortemente anticostituzionale nelle sue modalità di attuazione prima ancora che nelle sue conseguenze. Circa 30mila docenti dalle regioni del centrosud sono emigrati al Nord”.
Per i docenti sardi vanno sommati i disagi dovuti all’insularità. “Segnaliamo – hanno detto gli insegnanti – i casi di docenti di ruolo costretti a casa in aspettativa non retribuita perché impossibilitati a recarsi in sedi così lontane, che non hanno avuto assegnazione su sostegno e hanno dovuto assistere al paradosso degli stessi posti affidati a persone non abilitate e con contratto a tempo determinato”.
La possibile soluzione? Un piano di rientro definitivo anche scaglionato in tre anni per tutti gli “esiliati” della Buona scuola e gli “immobilizzati” ante 2015. Come? Ecco le proposte:
aumento delle percentuali riservate ai trasferimenti interprovinciali sulla prossima mobilità e aumento del numero di preferenze esprimibili;
stabilizzazione di tutti i posti di insegnamento in organico di fatto sia per i posti comuni che per il sostegno;
rientro di tutti i docenti specializzati sul sostegno, rendendo il titolo spendibile su tutto il territorio regionale.
Tra le richieste anche la possibilità di assegnazione provvisoria sui posti di sostegno anche ai docenti di ruolo sprovvisti di titolo.
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