Fra qualche giorno sarà dicembre e ancora, in molte scuole del Nord abbiamo molte cattedre scoperte, con i presidi, sempre più sconfortati, fare i salti mortali per trovare i supplenti, anche loro difficili da reperire in alcuni casi. Allora si passa alle domande di messa a disposizione, che però non è sempre la scelta migliore.
A tal proposito, la pagina milanese di Corriere della Sera, segnala le difficili situazioni di molte scuole, per lo più elementari, della provincia di Milano, alle prese con vere e proprie emergenze dovute a continui permessi per motivi familiari o di salute da parte di insegnanti, assunte di ruolo al Nord provenienti spesso dal Sud. Permessi e certificati medici che minano la serena attività scolastica e la continuità didattica agli alunni.
“I docenti sono tutelati dalla legge — spiega Patrizia Santini, preside della “Ai nostri Caduti” di Trezzo d’Adda. Io capisco il disagio di essere catapultati a 900 chilometri da casa ma come dirigente e madre io stessa, sono in preda allo sconforto”. Nel suo istituto due cattedre sono state da poco assegnate alle sostitute, dopo l’assegnazione provvisoria delle titolari. L’ultima cattedra da assegnare resta molto problematica. “L’unica arma nelle mie mani è chiedere visite fiscali, cosa che ho fatto, ma dalla Sicilia l’Azienda sanitaria interpellata mi ha risposto che non ha personale sufficiente”, racconta ancora Santini.
Le fa eco Agostino Miele, presidente dell’associazione dei presidi: “Non entriamo nel merito dei certificati che, fino a prova contraria, sono veritieri. Ma se le prescrizioni e le assenze si ripetono di settimana in settimana il sospetto che la situazione non sia del tutto chiara c’è”.
Quello che rende ulteriormente complicata la situazione è la difficoltà a reperire personale docente impiegato nelle supplenze brevi: “I supplenti rimasti in graduatoria non prendono neanche in considerazione di spostarsi, se abitano lontani. Per una cattedra ancora scoperta avrò mandato cento mail di convocazione, eppure nessuno si è presentato”, prosegue un’altra dirigente scolastica del milanese, spiegando che, di conseguenza si prova a pescare dalle MAD, domande di messa a disposizione, ma anche lì le cose non sono semplici: “anche in questo caso è quasi impossibile trovare un bravo candidato che per miracolo (o buon cuore) accetti l’incarico dando garanzia di restare finché servirà”.
La conseguenza di questa emergenza è pagata principalmente dagli alunni delle classi scoperte, che devono essere ricollocati nel corso della settimana in altre classi. Ma non solo: i presidi in molti casi devono assegnare supplenze ai docenti della stessa scuola, spesso quelli del potenziamento, che magari per coprire una cattedra vuota non riescono ad adempiere al loro progetto a cui erano previsti: “docenti che potrebbero dedicarsi al potenziamento linguistico per gli stranieri devono invece compensare le presenze saltuarie”, si lamenta una maestra del “Quadronno”.
Il caso milanese è l’ultimo in ordine cronologico che riportiamo: a fine ottobre le emergenze erano segnalate dai presidi della provincia di Vicenza, come riportato in precedenza.
Nonostante le parole della Fedeli, sempre del mese scorso, che affermava come la “supplentite” sia finita, a suo modo di vedere.
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