Oggi, 1° aprile, i docenti non vaccinati sospesi dall’incarico, rientreranno in servizio (per 36 ore settimana, come spieghiamo in un altro articolo). Il ritorno a scuola sarà per loro un’incognita, visto che non potranno stare a contatto con gli studenti ma, come spiega la circolare, verranno impiegati “in attività di programmazione, progettazione, ricerca, valutazione, documentazione, aggiornamento e formazione”. Nel concreto saranno poi i presidi a decidere come reinserire questi docenti e che compiti assegnargli. Lontano però dai propri ragazzi che proseguiranno con i supplenti. Su ‘Repubblica’ si affronta il tema incentrando il focus sulla Toscana dove i numeri sono contenuti (si parla di 180 persone). Viene riportata la testimonianza di un docente di rientro a scuola:
“Dopo tre mesi di stop tornerò a scuola oggi, ma non per fare il mio lavoro – afferma un docente di un istituto tecnico di Firenze – non ho ancora la minima idea di quale sarà il mio ruolo, ma di certo non potrò entrare in aula e non potrò rivedere i miei studenti, al massimo li incrocerò in corridoio. Trovo che questa decisione del governo sia assurda e punitiva. Ci obbligano a rientrare, altrimenti scatta il licenziamento, ma veniamo relegati ai margini, messi in un angolo. Di certo mi sentirò a disagio”.
I docenti non condividono la disparità di trattamento ad esempio con il personale Ata che tornerà alle proprie mansioni che, specie in alcune circostanze, sono a contatto con gli alunni (nelle scuole dell’infanzia principalmente). “Sarà una sensazione bruttissima rientrare e non poter vedere i ragazzi” confessa sempre a ‘Repubblica’ una docente di Empoli.
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