Le polemiche sulle modalità di rientro a scuola dei docenti non vaccinato proseguono senza sosta nei social e non solo.
Molti docenti coinvolti lamentano il fatto di non poter entrare in classe a fare lezione, c’è addirittura chi parla di mobbing e di demansionamento.
Va anche detto che, a conti fatti, il problema è relativamente ridotto: si tratta di poco meno di 4mila docenti e altrettanti Ata, un dipendente in media per ciascuna istituzione scolastica.
La questione più complicata sembra essere quella dell’orario di servizio dei docenti non vaccinati.
La nota ministeriale sottolinea che questi docenti devono essere considerati inidonei all’insegnamento e – di conseguenza – devono essere impegnati per 36 ore settimanali, come il personale Ata.
Nel corso di una nostra diretta lo stesso presidente dell’Associazione nazionale presidi Antonello Giannelli ha invece sostenuto che l’orario può essere contenuto in 18 ore settimanali.
Sul punto è intervenuto persino il presidente dalla Regione Campania Vincenzo De Luca che ironizza sul fatto che i compiti dei docenti non vaccinati sono poco chiari e dice: “Vuol dire che i presidi dovranno organizzare qualche torneo di bridge e di burraco per consentire a tutti questi insegnanti di passare il tempo”.
Vanno poi considerate anche le osservazioni di chi, magari un po’ controvoglia, ha accettato di vaccinarsi e che oggi trova inaccettabile dover lavorare normalmente a scuola rispettando l’orario di cattedra ma svolgendo anche tutte le funzioni connesse, dalla correzione dei compiti alla preparazione delle lezioni fino alle riunioni collegiali e ai rapporti con le famiglie degli alunni.
D’altronde in questi anni non sono mancate le indagini sul “vero” orario di lavoro degli insegnanti, indagini che hanno sempre mostrato che le 18 ore di cattedra sono solo una parte (e forse neppure la più importante) dell’impegno lavorativo dei docenti che – secondo alcuni – può arrivare a 40 ore settimanali e anche più.
In ogni caso va anche detto che le richieste e le proposte dei docenti non vaccinati non sono del tutto chiare e univoche. Forse molti di loro vorrebbero poter fare lezione, ma ce ne sono altrettanti che temono di potersi ammalare frequentando gli ambienti scolastici.
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