Se gli stipendi dei docenti sono bassi, meno di 1.400 al mese ad inizio carriera, il “colpevole” si trova all’interno della ragioneria pubblica: è questo il senso della dichiarazione rilasciata il 16 maggio dal ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, a Bologna durante il convegno ‘L’Identità futura della scuola italiana’, organizzato dall’Accademia delle Scienze.
“Paghiamo troppo poco sia i nostri insegnanti che i nostri presidi. Stiamo facendo delle battaglie titaniche con la ragioneria per farlo capire”, ha detto Bianchi.
E ha aggiunto: “C’è un problema di fondo, dobbiamo riportare anche la professione di insegnante ad essere percepita. La nostra collettività non sa cosa fa oggi un insegnante, una maestra. Dobbiamo sforzarci di far capire di più quello che stiamo facendo”.
Le parole di Bianchi arrivano alla vigilia dell’avvio della trattativa tra sindacati e parte pubblica, presso l’Aran, per il rinnovo contrattuale: ci sono non molto di più che 100 euro lordi medi a dipendente per il contratto scaduto lo scorso 31 dicembre, molto meno per il nuovo.
Un piccolo incentivo stipendiale, anche se per una parte ridotta di docenti, potrebbe arrivare dalla formazione incentivata, che andrebbe a premiare non oltre il 40% del corpo insegnante, anche se solo tra cinque anni, tra l’altro con poche migliaia di euro forfettarie.
C’è anche chi farà il formatore. “Abbiamo messo 50 milioni all’anno – ha aggiunto Bianchi in un altro passaggio del suo intervento – 16 già quest’anno, per pagare quelli che faranno i tutoraggi. Chi vuol fare l’insegnante deve avere chiaro che c’è un percorso”.
“Noi – ha ancora detto il ministro – dobbiamo formare sul Pnrr 650mila insegnanti entro il 2025/26 sulla parte digitale, cioè insegnare ai nostri ragazzi una capacità critica e autonoma di usare gli strumenti digitali, perché dentro al social ci sono anche schifezze e bisogna armare i nostri ragazzi perché sappiano usare quegli strumenti e non perché ne siano usati”.
“La formazione permanente è un elemento fondante”, ha ancora detto Bianchi.
Il titolare dell’Istruzione nazionale si è quindi soffermato sulle scuole del primo ciclo, che continuano ad essere in Italia tra le migliori al mondo.
“Stamattina ho visitato una scuola primaria a Copparo, vicino Ferrara: le nostre scuole primarie sono luoghi straordinari di innovazione. Sono un punto di riferimento in tutta Europa”, ha detto.
“Fossimo francesi – ha proseguito Bianchi – ogni scuola che facciamo sarebbe fantastica, fossimo inglesi nessuno metterebbe in discussione che quello che facciamo noi va bene, fossimo americani ci siamo soltanto noi e gli altri non li consideriamo. Invece noi abbiamo sviluppato una attitudine straordinaria all’autoflagellazione, dando di noi sempre un’immagine devastante. Invece in realtà abbiamo una miriade di cose belle, bellissime, con sperimentazioni straordinarie”
Bianchi ha infine ricordato che “abbiamo un Paese molto più longevo, frutto anche di una innovazione sociale di grande rilievo”.
“Per conto abbiamo un Paese che tra il 2021 e il 2032 perderà 1 milione e 400mila bambini, noi avremo nelle nostre scuole 1 milione e 400mila bambini in meno. Sono i due segni di una società che da tempo si trasforma e che ha avuto una scuola che con mille difficoltà è comunque riuscita a fare una cosa fondamentale, è riuscita a cogliere quel bisogno di cambiamento che c’era nella nostra società”, ha concluso il ministro.
Ricordiamo che proprio il decremento anagrafico comporterà una riduzione della spesa pubblica per l’Istruzione rispetto al Prodotto interno lordo: nel 2025 passerà dal 4% attuale al 3,5% e qualche anno dopo si prevede ancora un ulteriore, seppure lieve, riduzione al 3,4%.
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