I problemi della scuola sono tantissimi, come riporta una ricerca di Demos per l’Osservatorio sul Nord Est. Nelle pagine de Il Gazzettino c’è un commento a tutte le questioni sollevate dai partecipanti all’indagine che si concentra sul ruolo degli insegnanti, firmato Massimo Marchiori.
Ecco il testo, molto metaforico: “Immaginate un film di due ore. Già partiamo male, direte: due ore, così lungo. Ah, ma non avete ancora sentito il resto: un film di due ore, senza nessun attore famoso: non c’è Brad Pitt né Angelina Jolie.
Anzi, a dirla tutta c’è un attore, e solo uno, per tutta la durata del film. Un monologo lungo due ore intere. E poi sceneggiatura, effetti speciali: tutto al risparmio, è un film con un solo attore filmato in uno stesso luogo con sceneggiatura minimale, praticamente un monologo teatrale di due ore. Ora immaginate che invece una volta, dobbiate vedere film di questo tipo tre volte al giorno cinque giorni ogni settimana. Che razza di supplizio terribile sarà mai questo? Ecco, benvenuti a scuola. Dove l’insegnante fa da attore e sceneggiatore unico, e deve creare ognuno di questi film nuovi ad ogni benedetta lezione in classe. L’insegnante, un mestiere bellissimo e terribile allo stesso tempo, il mestiere che regala una cultura, che forma le menti e le prepara al mondo, il tutto cercando di non annoiare a morte durante tutti questi film monologo.
Un mestiere la cui percezione è strana: secondo gli ultimi sondaggi molti adulti pensano che uno dei problemi principali della scuola è che gli insegnanti sono scarsi, ma se poi chiediamo direttamente agli studenti questa percezione si ribalta, gli insegnanti non sono scarsi ma la colpa è dei programmi, le trame dei film insomma. Tutto molto coerente in realtà: in un processo di semplificazione tipico della mente umana, in un film quello che resta più impresso dopo anni sono gli attori protagonisti, e quindi anche per la scuola dopo anni il ricordo primario che rimane è quello dell’attore, quel povero attore protagonista che sfornava nuovi film a ripetizione. In realtà i problemi veri della scuola sono altri, come ci raccontano le analisi fatte: come ci dice l’OCSE, il primo problema è per esempio che questi nostri poveri insegnanti sono proprio poveri, di nome e di fatto, essendo tra i meno pagati d’Europa, e nello stesso tempo sono quelli con un carico di lavoro e di burocrazia tra i più alti d’Europa. E il secondo problema, rivelano i dati, è la mancanza di adeguato supporto psicologico per gli studenti, che sono spesso lasciati a sé stessi in un micromondo dove ci sono oneri di studio ma anche rapporti sociali, un ambiente complesso che può portare ansia e stress.
I veri problemi della scuola quindi, dopotutto, sono uno solo: il fatto che questo mondo così importante sia fatto di persone, adulti e ragazzi insieme, persone che dovremmo rendere felici e supportare in tutti i modi possibili, perché quelle persone sono i nostri figli e chi dà loro il dono della sapienza. Solo così avremo i film veramente belli, quelli che fanno pensare e che, anche a distanza di anni, ci lasciano con un sorriso”.
La qualità degli insegnanti viene messa in discussione dal 16% degli intervistati e anche questo fattore non sembra essere sensibilmente mutato nel corso del tempo. I settori sociali che individuano questa priorità vedono una presenza superiore alla media di persone di età centrale (45-54 anni, 20%), liberi professionisti (30%), operai (22%) e imprenditori (21%).
Gli imprenditori sono preoccupati sia per la bassa qualità degli insegnanti che per la mancanza di risorse (entrambi 24%). I liberi professionisti, invece, danno priorità alla scarsa qualità del corpo docente (32%) e alla carenza di fondi (26%).
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