Arrivano dal Piemonte le prime conferme sul piano di mobilitazione annunciato nei giorni scorsi dalla Cgil di Maurizio Landini. Non sappiamo ancora se ci sarà davvero un autunno caldo ma quello che è certo è “in periferia” stanno prendendo sul serio le decisioni della Confederazione nazionale.
E così, nei giorni scorsi, il Coordinamento Precari FLC CGIL Piemonte ha annunciato la propria mobilitazione.
La decisione è stata assunta nel corso di un incontro al quale hanno preso parte poco meno di 200 precari di tutta la regione.
“Il Coordinamento precari FLC regionale – spiega alla nostra testata Luisa Limone, segretaria regionale FLC-Cgil – è attivo da anni con Flc Cgil a supporto e sostegno dei precari scuola, a partire dall’interlocuzione amministrativa, complicata sin dai passaggi che dovrebbero essere più semplici, dal compilare una domanda alla selva di titoli utili e valutabili per rivendicare parità di trattamento e guardare a un sistema di reclutamento attento ai bisogni della scuola e a chi lavora coerente con un modello di scuola democratico e per tutti”.
I precari della Flc-Cgil piemontese ribadiscono che è assolutamente prioritario “l’avvio al più presto di corsi abilitanti senza alcuna forma di selezione iniziale a garanzia di pari opportunità per tutti i docenti precari”.
In particolare, si legge in un documento ufficiale, il sindacato chiede esplicitamene:
Ma ci sono anche diverse richieste relative ai tempi e ai modi del conferimento di incarichi a tempo determinato.
Secondo la Flc-Cgil del Piemonte è indispensabile che al lavoro precario “vengano riconosciuti parità di diritti e di retribuzione e per arginare il reiterato uso di contratti a termine su posti vacanti e disponibili”.
“Le lavoratrici e i lavoratori – si legge ancora nel documento – ricordano che in assenza del giusto riconoscimento professionale al precariato storico, negando il diritto alla stabilizzazione e non riconoscendo il contributo fattivo e l’apporto di competenze esercitate giorno per giorno, oltre a rischiare di perdere capitale umano già formato e competente a discapito di un principio di merito che nei fatti non esiste e divide piuttosto che valorizzare i precari della scuola, si danneggiano le alunne e gli alunni che con tale personale hanno creato una relazione educativa, di continuità di fatto ma non di diritto”.
“La continuità didattica – dichiara ancora Luisa Limone – è un fattore importante della relazione educativa e costituisce la possibilità di realizzare per ogni docente la meglio la propria professionalità. Ci battiamo per porre fine al lavoro precario con la Cgil e insieme ci battiamo per il diritto allo studio”.
“La stabilizzazione del posto di lavoro – conclude – non riguarda solamente la dignità e i diritti dei precari; è molto di più, perché riguarda un diritto della collettività intera e soprattutto di ciascuna allieva e ciascun allievo ad avere una scuola pubblica di qualità, concreta garanzia di inclusione e uguali possibilità di futuro per le nuove generazioni e per i giovani lavoratori e lavoratrici.
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